Milano, in Comune la maggioranza si spacca sul bilancio

Privatizzare Sea o prima indire un referendum? L'uno ma anche l'altro: questa è la soluzione prospettata dall'assessore al Bilancio di Palazzo Marino, Bruno Tabacci. Cronaca di una giornata agitata a palazzo Marino

L’addizionale comunale Irpef più pesante per i cittadini con oltre 49 mila euro di reddito, e un Imu più leggera (ma portata all’aliquota massima dell’1,06 per cento). Soprattutto la compravendita di azioni per privatizzare il 50,1 per cento di Sea, pur mantenendo una posizione di rilievo nella società: e poi un referendum in cui siano i cittadini a decidere quale percentuale di Sea privatizzare. È la sintesi confusa, ma alla lettera, della presentazione del bilancio 2012 del Comune di Milano che ha fatto oggi pomeriggio l’assessore Bruno Tabacci: un colpo al cerchio e uno alla botte, la filosofia che lo ha accompagnato. Nella commissione consiliare competente a Palazzo Marino, infatti, oggi sono state anticipate le linee guida del bilancio che sarà presentato domani in giunta.

La vicenda su cui si attendevano maggiormente gli sviluppi è quella relativa alla privatizzazione di una parte di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Dopo la vendita del primo pacchetto di azioni Sea detenuto dal Comune (il 29.75 per cento, acquistato dal fondo F2I di Vito Gamberale lo scorso novembre), e dopo le polemiche che hanno accompagnato la prima vendita (a cui è seguita anche un’inchiesta aperta dalla procura di Milano per turbativa d’asta, proprio nei confronti di Gamberale), si attendeva di sapere cosa avrebbe deciso di fare il Comune, che ha uno stringente bisogno di fare cassa. Se l’idea di vendere un’altra quota delle azioni detenute da Palazzo Marino già circolava da giorni, diverse erano state le polemiche: ad esempio il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo aveva sollevato diverse critiche all’ipotesi di una nuova privatizzazione, chiedendo che si indicesse piuttosto un referendum tra i cittadini, mentre il sindaco Giuliano Pisapia ha optato per l’ipotesi di Tabacci, convinto sostenitore della vendita.

Sul punto la maggioranza correva il rischio di dividersi e Tabacci ha dovuto lavorare di fantasia per evitare lo strappo. Privatizzare ma anche indire (solo dopo il varo del bilancio che però già fissa vendita e introito per le casse del Comune) il referendum. Carlo Masseroli, consigliere Pdl, strabuzzando gli occhi ha domandato perplesso: «Mi chiedo cosa presentiate a fare il bilancio: ci sarà una percentuale delle azioni della Sea che si intendono vendere? E su questa percentuale come potrete poi indire un referendum? E se la consultazione popolare cambiasse poi il dato?». «La consultazione avrà valore vincolante e su una domanda non generica e, in ogni caso, sarà una fase di partecipazione che non ha precedenti a Milano e in altre città» ha ribattuto Tabacci. La soluzione non convince però nemmeno la maggioranza: per esempio il consigliere di maggioranza Roberto Biscardini (Psi) ha fatto sapere che «se si deve fare un referendum sulla Sea si faccia prima di ogni decisione della Giunta e del Consiglio. Il Psi deciderà come comportarsi in Consiglio comunale nei prossimi giorni, ma già ora possiamo dire che una vendita del 50,1 per cento delle quote Sea non è condivisibile. Per i socialisti la Sea deve rimanere una società a maggioranza pubblica». Le posizioni sono diverse. Il consigliere radicale Marco Cappato è favorevole alla privatizzazione, «perché il servizio pubblico lo possono svolgere anche i privati; a patto però che i ricavati siano investiti per la conversione ecologica, la riduzione del debito e il contenimento delle tasse».

Ma non si corre il rischio di correre alla “svendita”?, è la domanda più diffusa a Palazzo Marino. La risposta di Tabacci: «Si prevede una compravendita di azioni Sea. Il comune acquisterebbe entro luglio il 14.6 per cento delle quote Asam (la holding delle partecipazioni societarie della Provincia di Milano), attraverso la cessione del 18,6 per cento delle quote di Palazzo Marino nella Milano-Serravalle. Il Comune diverrebbe proprietario di un pacchetto azionista Sea pari al 69 per cento: a quel punto venderebbe il 50.1 per cento, ma manterrebbe una posizione di rilievo nella società». Secondo l’assessore al Bilancio nelle casse del Comune così entrerebbero 750 milioni di euro. «Ma come si pensa di fare questa compravendita di azioni con la provincia – ha obiettato Masseroli –  se a bilancio Asam, un’azione di Serravalle vale poco più di 7 euro, ma il Comune le ha messe in vendita, nell’ultimo bando fatto, a un valore di 5 euro per azione? Il Comune non può acquistarle a un prezzo superiore, perché interverrebbe la Corte dei Conti. Ma, nello stesso tempo, la Provincia non può cederle a un prezzo inferiore a quello messo a bilancio: per farlo, dovrebbe svalutare l’intera azienda». I conti non tornano, ma Tabacci non risponde.

Altro punto dolente per il Comune sono i minori introiti sull’Imu. Tabacci ha presentato una rimodulazione dell’Irpef («Che mi vede del tutto in disaccordo» ha fatto presente il capogruppo Pd, Carmela Rozza): ma questa riguarderà solo i redditi superiori ai 49 mila euro, mentre è confermata la piena esenzione dall’Irpef per i redditi fino a 33.500 euro. Con gli introiti Irpef si conta però di mantenere l’Imu sulla prima casa allo 0,4 per mille, mentre l’aliquota sulla seconda casa andrà all’1.06 per mille (sebbene con sconti per gli anziani, disabili, cooperative, immobili Aler e locati a canone agevolato). Ultimo punto dolente, ma solo appena accennato, sarà la valorizzazione della Galleria. Tabacci ha parlato di una manovra con investimenti complessivi per 1800 milioni di euro per il trienno 2012-2015.

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