Michela, uscita dall’inferno dell’eroina grazie a un figlio arrivato per errore

Il cammino è stato difficile, a volte umiliante. Solo il bambino che cresceva dentro di lei le ha dato la forza di resistere. Anche quando il passato è tornato, anche dove altri avrebbero abdicato


Nulla è più distorto degli argomenti che riguardano la vita e la morte. Suicidio assistito e aborto. La semplificazione è il mantra di questo secolo, essa però svilisce, scarnifica, crocifigge la libertà. Concepita come assenza di vincoli, di obblighi cui rispondere, la libertà è divenuta il contrario della relazione, è l’ipotesi di una non-comunità. I mass media continuano a riproporre surrettiziamente lo schema che contrappone laici e cattolici, quando invece la diatriba riguarda esclusivamente l’uso della ragione. Quella di Michela, che nell’istinto del vivere offre a noi una risposta scabra, priva di sussulti eroici, di notizie sbattute in prima pagina.
Michela ha “vissuto” dieci anni della sua esistenza tra eroina, siringhe e notti sprecate. Dieci anni sono un lasso di vita lunghissimo. Centoventi mesi, tremilaseicentocinquanta giorni trascorsi cercando i soldi per bucarsi, tra umiliazioni e compromessi al ribasso. L’eroina non lascia spazio...

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