Malato di Sla fa il biotestamento, ma poi cambia idea. «Ho incontrato don Negri»

La vicenda di un ferrarese che aveva scelto il suicidio assistito. Ma poi l'incontro con il monsignore gli ha fatto dire: «Voglio vivere»



«Era tutto pronto. Il biotestamento appena diventato legge, i medici e l’anestesista sull’attenti, c’era già pure la psicologa nella stanza d’ospedale. Bastava l’ultimo e decisivo sì, quello di Salvatore. Poi l’iniezione avrebbe fatto il suo corso e lui, Salvatore Vono, avrebbe varcato il confine e ciao a tutti». Inizia così oggi un articolo apparso su Il resto del Carlino in cui si racconta la vicenda di un uomo di 57 anni, ferrarese, malato di Sla e deciso a farla finita. E invece.
SOLITUDINE. E invece è accaduto un imprevisto, un ripensamento, e la decisione di continuare a vivere. Salvatore è un ex dipendete di banca in carrozzina, felice di avere cambiato idea, sebbene questo “cambio” significhi fare ancora i conti con una malattia terribile che ha cominciato a tormentarlo quattro anni fa: «La solitudine – racconta con gli occhi – è devastante. Lo Stato ti fa sentire solo e ti fa capire che sei un costo, un disturbo, un peso per la famiglia».
L’INCONTRO CON DON NEGRI. Cosa è successo? Perché Salvatore ha deciso di continuare a vivere? C’è stato un incontro con un sacerdote: monsignor Luigi Negri. «Gli disse che Dio – racconta la moglie traducendo la volontà di Salvatore – aveva scelto lui, come aveva fatto con suo figlio Gesù». «E che valeva la pena provarci, – aggiunge Silvia, grandissima amica – andare avanti, continuare a vedere fiorire le piante, anche con quella malattia, anche senza più la sua voce e la mobilità di braccia e gambe».
FESTA DEL PAPÀ. Ora Salvatore è ancora con noi, anche se certe idee non le ha cambiate, come racconta al Carlino. «Il biotestamento? “È giusto – dice – anche per i familiari”. E il fatto che dj Fabo sia stato costretto ad espatriare per morire “è cosa assurda. Anche io, nella sua condizioni, lo avrei fatto”. Una lacrima gli scende lenta. Ma il tuo cuore, domanda Silvia, di che cosa ha bisogno? Salvatore si illumina e punta lo sguardo su cinque lettere: “A-M-O-R-E”. Suonano alla porta, è Stefano, il figlio che lo abbraccia forte: “Ciao papà e tanti auguri. Oggi è la tua festa”».
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