Magnaschi: «L’Italia trovi il coraggio di fare riforme strutturali per lo sviluppo»

Pdl e Lega si scontrano sul delicato tema delle pensioni. Secondo il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, la "questione italiana" è più complessa: «Il nostro paese ha bisogno di incrementare lo sviluppo e la querelle sull’età pensionabile è un segnale indicatore, un simbolo dell'emergenza in cui ci troviamo»

Il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi questa mattina a Radio Tempi ha affrontato il delicato tema delle pensioni, che vede contrapposti il Pdl e la Lega. Il partito di Bossi infatti si oppone all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni.

Direttore come giudica il peso che i quotidiani attribuiscono a questo problema rispetto agli altri temi nodali della politica attuale? 
La riforma delle pensioni rappresenta un tema simbolo e come tale ha un significato politico molto forte. Ma volgiamo lo sguardo un attimo agli altri paesi europei: in Germania si và in pensione con sistema contributivo a 65 anni e tra qualche anno l’età pensionabile si alzerà a 67 anni. Ecco perché i tedeschi non vogliono contribuire al recupero di paesi come la Grecia dove si và spensieratamente in pensione a 55 anni. Anche in Francia, dove oggi si và in pensione a 62 anni, si alzerà presto l’età pensionabile. Ciò è dovuto all’innalzamento dell’aspettativa di vita in questi anni, di conseguenza la situazione va economicamente sostenuta. Tutti questi dati ci portano a una considerazione importante: il paese ha bisogno di incrementare lo sviluppo e la querelle sull’età pensionabile è un segnale indicatore, un simbolo dell’emergenza in cui si trova l’Italia.

Come si potrebbe affrontare questa emergenza?
L’Italia deve varare una politica di sviluppo, di tagli coraggiosi, univoci e chiari della spesa pubblica. Invece il paese è imprigionato in un sarcofago di norme che spesso e volentieri impediscono lo sviluppo anziché favorirlo. Su Italia Oggi abbiamo segnalato la notizia che nell’appennino bolognese cinque comuni hanno deciso volontariamente di fondersi realizzando così un notevole risparmio di spese. Se pensiamo che le norme attualmente esistenti impediscono di fatto la fusione dei comuni, è facile rendersi conto di quanto ci sia bisogno di rimettere mano al sistema. L’Italia è un paese imbalsamato che non sperimenta, che ha bisogno di occupati ma nello stesso tempo blocca un’opera come la ferrovia del Frejus, che porterebbe 15000 posti di lavoro in più diretti e 80-100.000 indiretti, senza contare che il 50% del finanziamento proverrebbe dall’Europa.

Siamo un popolo masochista oppure un popolo ricattato da un’opposizione che determina le cose in senso negativo?
L’Italia è un paese in cui è tuttora attiva e operante una forte presenza vetero cattolica e vetero marxista, che combatte l’avanzamento dello sviluppo industriale e imprenditoriale. L’imprenditore viene pregiudizialmente considerato uno sfruttatore del prossimo.

Ce la faremo a ripartire?
Sul piano mediatico e simbolico si è affermata l’equazione secondo cui l’Europa formata da ventisette paesi si riduca a essere governata da Francia e Germania, ma questo non è affatto vero. Tanto più che Sarkozy in questo momento è a fine mandato e si ritrova con un tasso di popolarità molto basso. Affrontare seriamente il tema dello sviluppo rivelerà l’inconsistenza di questa tesi e contribuirà a farci uscire dall’impasse in cui ora ci troviamo.

Ascolta l’intervista integrale a Pierluigi Magnaschi
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