Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Pagano più tasse di tutti e ricevono meno degli altri

I cittadini del nordest versano tasse sopra la media; quando si tratta di ricevere, al di sotto. Pagano fino a 1.553 euro l’anno e ne ricevono al massimo 1.555. In Sicilia si paga 880 euro e se ne ricevono 2.595

«Pagano più tasse locali di tutti e ricevono meno degli altri». Sono i cittadini del nord-est. Lo Stato italiano non premia le regioni virtuose, scrive Italia Oggi. Quando si tratta di pagare, i cittadini di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, versano «da 1.300 a 1.553 euro l’anno pro capite in tasse», a fronte di una media nazionale di 1.230 euro. Quando si tratta, invece, di ricevere dallo Stato, «le tre regioni con l’economia più dinamica del paese, dove risiede il 32 per cento delle imprese attive e si genera il 39 per cento del Pil» arrivano a un massimo di 1.555 euro a cittadino, a fronte di una media nazionale di ben 1.972 euro.

IL PATTO DI STABILITÀ. I ritardi sul federalismo regionale hanno contribuito a mantenere una situazione dove lo Stato sfavorisce le regioni più efficienti. Per esempio, in Sicilia, regione con i conti in rosso da anni, si pagano 880 euro di tasse e si ricevono trasferimenti statali pari a 2.595 euro. «La spesa in conto capitale dal 2008 al 2011 si è ridotta del 26,5 per cento in Emilia Romagna, del 17 per cento in Lombardia e del 6,5 per cento in Veneto». Ma «le regole del patto di stabilità hanno finito per premiare le regioni tradizionalmente più propense a spendere, a scapito delle più virtuose. E così, a fronte di una media nazionale di 529,7 euro pro capite, la capacità di spesa delle tre regioni è la più bassa tra le 15 regioni a statuto ordinario (da 429 a 482 euro)».

LE PROPOSTE DELLA CNA. Per la confederazione nazionale dell’artigianato, il prossimo governo dovrà «riformare il patto di stabilità sulla base della golden rule europea che prevede l’obbligo del pareggio di bilancio per la parte corrente e una spesa per investimenti libera». Inoltre le manovre di finanza pubblica non dovranno essere «determinate per comparto (regioni, province, comuni), bensì per territorio sulla base di indici di virtuosità». Infine, bisogna completare «il processo di rilevazione dei costi standard sanitari (regioni) e dei fabbisogni standard (enti locali) e applicarli per suddividere le risorse tra i territori».

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