L’Italia rovinata dalla politica e dalla Chiesa. Lo dice il “portavoce” della finanza mondiale

Il Correttore di bozze, nella sua ignoranza tipica del cattolicesimo superstizioso, pensava che questa antipatica crisi fosse stata scatenata, quanto meno in principio, dagli eccessi speculativi di un certo modello economico, il capitalismo ultraliberista di stampo anglosassone o, per usare un’espressione cara al Correttore di bozze, la demoplutocrazia della perfida Albione.

Invece oggi tocca ricredersi, perché dalle pagine del Fatto quotidiano arriva una lezioncina di vita e di nazione difficilmente trascurabile. Nella rassegna di interviste sulla crisi curata da uno specialista della domanda scomoda come Antonello Caporale, tocca infatti a Bill Emmott il compito di dispensare una parola di verità. E chi meglio dell’ex direttore dell’Economist può dare a questo povero popolo italiano le dritte giuste per uscire dalla palude in cui si trova? Chi meglio dell’uomo divenuto famoso per aver introdotto nel giornalismo internazionale il genere del “reportage dall’Italia basato sulla testimonianza di Beppe Severgnini”?

«Se state annegando in una crisi che definite senza precedenti è perché gli argini della società civile non hanno retto», attacca Emmott, uno che alla società civile italiana è da sempre attento osservatore, oltreché appassionato amante. Prova ne fu la famosa copertina dell’Economist in cui, nel 2001, tentò di spiegare alla suddetta società civile italiana perché Berlusconi era “unfit to lead Italy”, inadatto a governare l’Italia, ottenendo in amabile risposta dalla su-suddetta società civile italiana un’altra decina d’anni di governi Berlusconi. Tradito dunque dalla su-su-suddetta società civile, che evidentemente non è abbastanza civile da seppellire il Cavaliere, il Severgnini senza capelli giustamente passa a seppellire direttamente la su-su-su-su-suddetta società civile: «In Italia si è verificato un collasso di tutti gli organi vitali della comunità: prima la politica certo. Ma poi la Chiesa, poi la famiglia, infine l’informazione. (…) Non c’è istituzione salva, integra, degna». Se non è unfit Lui, siete unfit tutti.

Tanto è vero che il grande Emmott, anzi Bill, come lo chiama l’implacapile Caporale, ancora «si sente fidanzato con l’Italia» e «la ama ma non la riconosce più». Oh, poveri noi. Riprende Emmot, anzi Bill: «Del vostro Paese resta il corpo scheletrito, ridotto alla fame. Lo scuoti ma non ricevi segnalidi vita. Lo osservi e lo trovi immobile, insensibile a qualunque sollecitazione» (esclusa probabilmente l’irresistibile sollecitazione che verrà dalle copiose vendite di Girlfriend in a coma, il film di Bill Emmott distribuito, ma guarda un po’, proprio dal Fatto quotidiano, come riporta una più che opportuna didascalia in fondo all’intervista).

In un crescendo drammatico Caporale ci tiene a far sapere che comunque «Bill torna sempre qui da noi. Due, tre volte l’anno. Dalla Toscana divaga per la penisola». Quindi gli italiani saranno pure unfit, ma sono fortunati lo stesso, poiché il loro eterno fidanzato, il nostro Bill, non va in giro per l’Italia come tutti gli altri. Egli “divaga per la penisola”. E divaga emandando amore per la società civile: «Tutto quel che è accaduto non è stato un caso, non un incidente della storia. La forza pirotecnica del berlusconismo, e le smargiassate, e la grandiosità dei suoi conflitti e anche del suo potere (…) è il risultato di una larga compromissione della borghesia, degli intellettuali». Bill non risparmia alla sua girlfriend un severo rimprovero, epperò nel mentre che lo pronuncia l’ha già perdonata. Perché l’amore è misericordia: «Se mi chiedi parole per raccontare questa crisi, la prima che mi viene in mente è la collusione, la connivenza. È come se larga parte del paese fosse stato socio occulto di questa deriva».

Invece in Inghilterra, suggerisce intimorito e innamorato Caporale, tutto questo «non sarebbe stato possibile, ho capito bene?». Sì che hai capito bene, Antonello caro. Non per niente lo splendido Bill a questo punto può vantarsi dei vari Churchill, Thatcher, «perfino Tony Blair», i quali non solo erano tutti leader molto più “fit” dei nostri “unfit”, «ma questi tre signori hanno sempre avuto di fronte contropoteri eccellenti». Altro che la politica berlusconizzata. Altro che la società civile collusa. Nemmeno la Chiesa si salva, secondo Bill: piegata da questa «ondata di malcostume», la comunità dei cattolici è stata «infiltrata» dall’«odore dei soldi e della corruzione». E così «un pilastro della società civile è venuto a mancare e proprio nel momento in cui c’era più bisogno che restasse in piedi».

Mentre nella perfida Albione, dicevamo, non è come nel Vaticano dei corrotti, laggiù ci sono i contropoteri come si deve e infatti la società civile funziona che è una meraviglia. Ad esempio, spiega il fidanzato d’Italia, «l’informazione britannica è molto più rigorosa e tenta sempre di fare il proprio mestiere. Puoi dirmi che la Rai è come la Bbc?». «No, la Rai non è affatto la Bbc», annuisce con invidia Caporale. «Ci troviamo d’accordo, allora», concede, paterno, il nostro Bill. E in effetti in questa devastata penisola, ahinoi, un po’ ci manca il calibro culturale di un Jimmy Savile, il dj della Bbc ribattezzato, dopo morto, come «il più prolifico stupratore mai scoperto» nel Regno Unito (copyright Bbc). Anche lui sarebbe un ottimo fidanzato per la piccola Italia.

Infine Emmott, anzi Bill, ne ha anche per Beppe Grillo. «Rabbia, sa esprimere solo la rabbia. Il voto al Movimento 5 Stelle altro non è che una esplosione legittima ma piuttosto confusa di ribellione». Per fortuna che c’è qui il caro Emmott. Ribelle a sua volta e però tutt’altro che confuso. Lucidissimo. Lui rivede la scena del suo film con «quel popolo di potenti radunati al Quirinale» e vi scorge «la cornice dentro la quale l’anomalia si è sviluppata». Conclusione: tra i potenti d’Italia «non ci sono innocenti, questo mi pare assodato». Che non è il vaffanculo confusionario di Beppe Grillo, è un vaffanculo più “fit”.

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