L’esercito convince Morsi a fare un passo indietro. Ma l’Egitto non si fida più

Morsi ritira in parte la dichiarazione costituzionale che l'ha reso dittatore ma gli resta il potere di emanare altri decreti simili. Il referendum sulla Costituzione si terrà nonostante l'esercito in strada e le vittime il 15 dicembre. L'opposizione protesta.

Ci sono voluti 8 morti e l’intervento dell’esercito, che ha costruito un muro attorno al palazzo presidenziale, per convincere Mohamed Morsi, presidente dell’Egitto in forza alla Fratellanza Musulmana, a ritirare (in parte) la Dichiarazione costituzionale con cui il 22 novembre scorso si era dichiarato dittatore del paese. Nonostante le pressioni dei militari perché governo e opposizione evitassero «un disastroso peggioramento della crisi» Morsi non ha però fatto marcia indietro sulla Costituzione, confermando che sabato 15 dicembre si svolgerà come annunciato il referendum popolare per approvarla.

L’INFLUENZA DEI MILITARI. Secondo Wayne White, ex membro dell’intelligence del Dipartimento di Stato degli Usa, i generali hanno convinto Morsi che «non sarebbe riuscito a mantenere la pace se non avesse fatto serie concessioni all’opposizione». La Costituzione, redatta a colpi di maggioranza islamista, verrà però approvata sabato prossimo: Morsi può infatti contare su una maggioranza del 52 per cento, grazie alla capillare presenza nelle campagne dei Fratelli Musulmani.

VERSO L’INSTABILITÀ. Per Eric Trager, analista del Near East Policy di Washington, «l’approvazione della Costituzione porterà a un lungo periodo di instabilità». Nonostante le dimissioni di molti membri dell’Assemblea Costituente, Fratelli Musulmani e salafiti hanno deciso di finire di scrivere la nuova Carta del paese da soli, senza cercare un compromesso con liberali, socialisti e cristiani. E se la nuova Costituzione non è così diversa da quella del 1971, come dichiarato dal docente di Relazioni internazionali in Università Cattolica Vittorio Emanuele Parsi a tempi.it, «il problema è il contesto: la Costituzione è liberale ma ora è in mano a un sistema autoritario che potrebbe imporre una sterzata islamista».

FINTO PASSO INDIETRO. Ed è proprio per questo reale pericolo, saggiato con mano da chi si è scontrato nell’ultima settimana con i sostenitori dei Fratelli Musulmani, che l’opposizione ha deciso di protestare ancora contro Morsi nonostante il passo indietro. La prima critica è che nel nuovo decreto emanato domenica, Morsi si arroga ancora il diritto di «emanare nuovi decreti costituzionali in futuro»: il pericolo di una dittatura islamista, dunque, non è affatto scongiurato e quello di Morsi «resta tuttora un regime». La seconda critica è la decisione di votare la Costituzione nonostante il momento di instabilità politica. I diversi gruppi che si oppongono agli islamisti sono però divisi e non hanno ancora deciso se votare “no” al referendum o boicottare le urne.

@LeoneGrotti

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