L’ambasciata olandese scrive a tempi.it: «Casi di eutanasia non richiesta direttamente in forte calo»

Il vice-ambasciatore olandese a Roma Desirée Kopmels scrive a tempi.it: «L'Olanda non è un Paese dove malati e disabili vengono soppressi con disinvoltura con il consenso della popolazione».

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’ambasciata olandese a Roma in merito a un nostro articolo sull’eutanasia in Olanda.

Egregio Signor Direttore,
con riferimento all’articolo sull’eutanasia nei Paesi Bassi «I numeri “nascosti” dell’eutanasia: è ucciso anche chi non vuole», apparso sulla Sua rivista il 30 settembre, vorrei fare alcune precisazioni.

Nell’articoIo di Leone Grotti, l’intervistato, il canadese Alex Schadenberg, direttore esecutivo della Euthanasia Prevention Coalition, afferma che in Olanda “la gente pensa che uccidere sia giusto” e che “l’eutanasia rappresenti un rischio per i disabili”. Inoltre, parla di un 23% di “gente che muore di eutanasia, anche se non lo voleva”, definendo questi 310 casi (nel 2010) “omicidi fuori legge” e sostenendo che “in Olanda è molto difficile opporsi all’eutanasia”. L’immagine che ne viene fuori è quella di un Paese dove malati e disabili vengono soppressi con disinvoltura con il consenso della popolazione.

La verità è diversa, come risulta anche dalla stessa inchiesta sulla quale si base il dott. Schadenberg (Trends in  life practices before and after the enactment of the euthanasia law in the Netherlands from 1990 to 2010: a repeated cross-sectional survey, The Lancet, published on line on July 12th 2012). Nel 2010, in 2,8% dei decessi fu praticata I’eutanasia. Il numero delle richieste di eutanasia era assai più alto, ma più della metà delle richieste non è stata accolta. Quindi non è assolutamente vero che “in Olanda è molto difficile opporsi all’eutanasia”. Semmai, il contrario.

È vero che dei casi di “fine vita su richiesta” il 77% sono stati riportati e che  quindi il restante 23% non è riportato. Ciò non significa però che in questi casi si tratti di eutanasia non voluta, ma dicasi in cui secondo i medici curanti si poteva parlare di cura palliatìva. Si tratta di cure applicate e di medicine usate con il consenso del paziente. Quindi non di una voluta elusione della legge, ma della frontiera, difficile da stabilire, tra la cura pallíativa e il “fine vita” (levensbeëindiging). Comunque, è un argomento che resterà sotto osservazione.

La frequenza di eutanasie non richieste direttamente è in forte diminuzione. Nel 2010 ha riguardato lo 0,2% dei decessi, ossia poco più di 300, contro lo 0,8% del 1990. Nella maggior parte dei casi l’eutanasia era stata discussa in precedenza con il paziente o si trattava di un desiderio espresso nel passato, che il paziente non era più in grado di ribadire per il peggiorare della sua situazione clinica. Nella metà dei casi l’eutanasia era anche stata discussa con i parenti. Per avere un’idea chiara della pratica deII’eutanasia nei Paesi Bassi, vi rimando ai seguenti siti istituzionali:

http://italy.nlembassy.org/paesi-bassi/paesi-bassi%5B2%5D/questioni-etiche/politica-olandese-sulleutanasia/politica-olandese-sulleutanasia-in-breve.html

http://www.government.nl/issues/euthanasia

Ovviamente rimaniamo sempre a disposizione per fornire ulteriori informazioni.
Distinti Saluti,
Desirée Kopmels
Incaricato d’Affari a.i.

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