«La vita può essere breve e gli incidenti capitano». Avvertimenti sinistri in Val di Susa

La visita del ministro Cancellieri è stata annullata, ma attivisti No Tav hanno manifestato a Chiomonte. Intanto una lettera inquietante è stata inviata al sindaco di Susa Gemma Amprino. E l'anarchico Passamani chiama alla lotta

L’annullamento della visita del ministro degli Interni Annamaria Cancellieri non ha fermato la contestazione dei No Tav. Ieri, 12 novembre, un gruppo di militanti trenocrociati, invero non nutritissimo, si è concentrato di fronte al Municipio di Chiomonte. I carabinieri che presidiano il Comune hanno identificato tutti gli attivisti che sono riusciti a entrare nel palazzo civico. La bandiera No Tav, issata a sorpresa, è stata tolta dai militari dal pennone dove sventola il tricolore e, ancora gli uomini dell’Arma, hanno impedito che un gruppo di No Tav (non più di una cinquantina) imbandierassero il monumento dei Caduti. Una parte dei manifestanti si è poi recata verso il cantiere, dove, senza che l’operato dei lavoratori si interrompesse, si è svolta la “battitura” delle reti.

QUESTO E’ UN AVVERTIMENTO. C’è da registrare un nuovo atto intimidatorio contro un sindaco in Val Susa. Questa volta il bersaglio è il primo cittadino di Susa, Gemma Amprino. Una busta contenente del materiale grigio ed una lettera di minacce scritta a macchina è stata recapitata, ieri, alla sindaco. Come mittente indicato Stefano Esposito, con evidente riferimento al deputato Pd noto per la sua posizione pro-Tav. La busta è stata subito consegnata ai Carabinieri. Mentre gli artificieri dei Vigili del Fuoco e dell’Arma hanno analizzato il contenuto, il sindaco e le persone presenti al momento dell’apertura sono state trattenute in isolamento. Il messaggio al sindaco: “Dimettiti adesso. Questo è un avvertimento. Non ci sarà una seconda volta. Ascolta il consiglio. La vita può essere molto breve e gli incidenti capitano”. Gemma Amprino, sindaco a Susa da poco più di tre anni e con alle spalle un mandato al Consiglio Provinciale, visibilmente scossa si dichiara «allarmata per il clima. Non è la prima manifestazione di dissenso che ricevo, ma questa è davvero grave ed allarmante». Stefano Esposito attribuisce, senza giri di parole, al movimento No Tav la paternità del gesto.«Siamo alla pazzia – dichiara – poiché si sta perdendo del tempo prezioso per quattro deficienti. Alcuni di loro, probabilmente, sono anche pericolosi. Mi spiace per Gemma. Ma con me questo metodo non funziona: li ritengo dei disperati e non mi faccio spaventare. In quel movimento sono rimasti matti o persone il cui unico scopo è sfogare la loro frustrazione. Se non si usa il pugno di ferro della legge con questi soggetti, questa storia non finirà. Mi auguro – conclude – che lo Stato usi il pugno di ferro nei confronti di questi mascalzoni».
Vasta e trasversale la solidarietà al sindaco. Tra i primi a manifestare la vicinanza Piero Fassino. Scrive in una nota il sindaco di Torino: «Il gesto vile di chi non conosce le regole della democrazia non deve spaventarci e deve indurci ad una ancora maggiore determinazione. La mia solidarietà al sindaco Amprino»». Anche MCL, di cui Gemma Amprino è militante, attraverso il presidente regionale Mauro Carmagnola esprime «vicinanza e solidarietà a Gemma. È questo un momento in cui tutti debbono lavorare per isolare i violenti e costruire una positiva convivenza in Valle». L’aria è pesante, su Facebook c’è chi scrive: «La mafia non ce la deve portare il Tav, è già qui».

L’ANARCHICO PASSAMANI. Sempre  l’onorevole Stefano Esposito ha diffuso sul proprio profilo Facebook il documento di Massimo Passamani per denunciarne “i contenuti eversivi”. Scrive, il militante di Rovereto, attualmente agli arresti, alla vigilia del processo che prenderà il via il prossimo 21 novembre: «Il processo è un passaggio importante della lotta contro l’Alta Velocità. La repressione non può essere separata dall’insieme delle mosse politiche, mediatiche e poliziesche con cui il potere cerca di imporre la devastazione della Val Susa e di sconfiggere il movimento di resistenza e di opposizione. Di conseguenza, la solidarietà nei confronti degli imputati (e più in generale degli indagati e dei banditi dalla Valle) è allo stesso tempo un terreno della lotta e una delle sue condizioni, parte integrante della battaglia contro il Tav». E continua, con un attacco a Gian Carlo Caselli che non ha registrato alcuna condanna dagli ambienti ipergiustizialisti, evidenziando come «quello che comincia il 21 novembre è un uno dei processi più importanti contro il conflitto sociale di questo paese, perché è evidente che attraverso l’opposizione al Tav si vuole colpire ogni forma di resistenza e di autorganizzazione. Che sia una figura come Caselli il titolare dell’inchiesta è indicativo. Un magistrato di sinistra – proveniente dalle fila del vecchio Pci- un servitore dello Stato democratico accanito come pochi altri contro la generazione che negli anni Settanta tentò l’assalto al cielo rivoluzionario. Non è certo un movimento come quello No Tav a farsi impressionare dalle mostrine dell’antimafia, avendo sperimentato sulla propria pelle come Stato e mafia siano in un rapporto di simbiosi mutualistica».
Più di un brivido correrà sulla schiena di chi ha vissuto gli anni ’70. Richiamando evidentemente il “liberi tutti” scandito nelle manifestazioni e nelle assemblee, Passamani chiarisce in che senso intenda “l’unità del movimento”. Questo processo, spiega, «ci riguarda tutti, perché, come abbiamo detto e scritto, in quei boschi, davanti a quelle recinzioni e dietro quelle barricate c’eravamo tutti. Essere o meno imputati è un fatto aleatorio (una foto, un riconoscimento reale o presunto, un casco, una felpa, un braccialetto…); ciò che non lo è sono l’orgoglio e la fierezza di partecipare a una lotta per la terra, la dignità e la libertà. Ed è questo che dobbiamo rivendicare tutti a testa alta, con passione e senza alcun cedimento. Ai tentativi di dividerci e di metterci gli uni contro gli altri (“violenti” e “nonviolenti”, “valsusini” e “foresti”) abbiamo già risposto: siamo tutti black bloc». Distinguendo tra “legale” e “giusto”, non si risparmia una sconfessione del grillismo (facendo almeno intuire una lotta per l’egemonia su di un movimento che è tutt’altro che non in filtrabile). «In questa fase – scrive l’esponente anarchico – nonostante i pesanti attacchi alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone, l’insoddisfazione e la rabbia sembrano sorde. La collera possibile è inquinata in anticipo dai discorsi martellanti sulla legalità da contrapporre alla corruzione, con i partiti “dalla parte dei cittadini” che si fregiano di non candidare persone con precedenti penali. Se questo mette al riparo, una volta di più, il movimento No Tav da tentazioni “politiche” (visto il gran numero di denunciati, indagati e processati al suo interno), costituisce anche un salutare spartiacque».
L’onestà più profonda diventa la disobbedienza. «È stato forse disonesto – si chiede Passamani – tagliare filo spinato e recinzioni, abbattere muri e fari, bloccare trivelle e treni, occupare autostrade e sedi istituzionali? Non solo lo abbiamo fatto, ma lo abbiamo rivendicato apertamente. Mentre in nome della legge i potenti arraffavano, devastavano, gasavano, bastonavano. Che un movimento di massa dica questo, oggi, è un contributo per tutte le lotte, per l’autonomia degli sfruttati dalla logica di chi è al potere (e di chi al potere vuole arrivare)».

IL MANIFESTO E L’ANPI. Anche il professor Massimo Zucchetti, dagli States, attraverso il blog che cura sul Manifesto, mette giù un bel carico da novanta. Auspica la scarcerazione di Paolo Maurizio Ferrari, già brigatista mai dissociato e nuovamente in carcere in riferimento agli scontri a Chiomonte, scrivendo «si possono condividere o meno le sue idee, ma perlomeno va rispettata la sua coerenza». Con un chiaro riferimento alla sua non dissociazione. Ritiene, anche, che «l’arresto di Maurizio per gli scontri in Val Susa è umanamente sleale; al di là delle ragioni, il risultato è quello di associare, con il suo nome “ingombrante” di ex-brigatista, il movimento No Tav con improbabili scenari terroristici degli anni ’70. Un “filo rosso”, lo stesso termine che usa Franceschini nel suo libro, quando parla del filo che avrebbe legato alcuni partigiani del  reggiano alle nascenti BR, teoria alla quale io non credo. Qui, ora, la criminalizzazione subliminale del No Tav è evidente».
Noi, che non siamo professori, potremmo essere sfiorati dal dubbio che siano certi termini e certe mancate dissociazioni a “criminalizzare”.
Ultimo riferimento, il documento dell’Anpi di Bussoleno-Foresto-Chianocco in riferimento alla, poi non avvenuta, visita del Ministro Cancellieri a Chiomonte. «Lo Stato dov’è? Lo vorremo chiedere al Ministro Cancellieri, e dopo il sindaco Pinard, ce lo chiediamo anche noi. Come ribadito più volte dai cittadini della Valle di Susa, qui lo Stato lo si vede tutti i giorni con i suoi arbitrii, con i suoi blindati, con reti e fili spinati. Lo si vede, per la verità, molto bene anche ad occhio nudo. Noi invece facciamo molta fatica a vedere lo Stato dare una risposta univoca ai recenti rigurgiti fascisti. (…) Ci dica Ministro Cancellieri, dov’è lo Stato? Anzi ci dica, che cos’è lo Stato?».
Parole che dicono il clima. Ed inquietano.

ARRIVANO LE TRIVELLE. Questa notte, a Susa, sono giunte le trivelle per i tre previsti sondaggi geognostici previsti dal progetto della Torino-Lione.
I tre sondaggi, due all’interno dell’autoporto di Susa ed uno in una zona vicina, saranno realizzati in pochi giorni. L’attività, come ormai tutti i lavori ed i momenti legati al Tav, è monitorata da un massiccio dispiegamento di forze di polizia.
«In occasione dell’avvio dei cantieri – comunicano le forze dell’ordine – è stata chiusa al traffico la carreggiata sud, in direzione Torino, dell’A32, nel tratto compreso tra l’uscita Susa Est e Chianocco, con deviazione sulla SS 25. Si è reso necessario anche chiudere un tratto della strada provinciale 24, con deviazione per le sole autovetture attraverso la frazione ‘’Tra due Rivi’’, è invece consentito il traffico pubblico».
L’avvio dei sondaggi si è diffuso tra i militanti antitreno attraverso la rete ed i tam-tam telefonico. I No Tav dovrebbero convergere per questo pomeriggio alle 17 al cosiddetto presidio internazionale di Susa. L’autoporto di Susa è attualmente chiuso mentre i lavori programmati delle tre trivellazioni procedono regolarmente. Non si nasconde la preoccupazione per la prevista manifestazione.

Exit mobile version