La vibrante anima della natura di Tiziano

Era il 1507 quando un giovanissimo Tiziano (Pieve di Cadore, circa 1485 – Venezia, 27 agosto 1576) iniziò quello che sarebbe stato considerato il suo primo vero capolavoro. Di dimensioni maestose (204×324 cm), La Fuga in Egitto incanta per quella resa nuova e suggestiva del paesaggio, non più semplice cornice del racconto che si svolge al suo interno, ma protagonista vibrante che diventa tutt’uno con la figura umana. Fresco della lezione del Giorgione, nella cui bottega approdò proprio in quell’anno dopo aver lasciato quella di Giovanni Bellini, Tiziano si pone sullo stesso livello dei grandi maestri veneti che tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento hanno dato una spinta innovativa alla rappresentazione della natura.

Ecco che allora accanto al dolce e delicato abbraccio della Madonna e il Bambino, allo sguardo serio di Giuseppe che scorta la sua famiglia, e all’espressione serena di quel ragazzino, forse San Giovannino, che trascina avanti il mulo, prendono vita frondosi alberi, sbocciano fiori purpurei e godono della fresca ombra grandi e piccoli animali – le pecore, il cervo, la volpe, l’uccello. Nuvole scure minacciano la tranquillità di quella deliziosa finestra sul mondo naturale, della quale Vasari ha elogiato l’originalità e la capacità di saper trasformare in pura pittura un’innovativa e sbalorditiva interpretazione della natura. Custodita da 250 anni all’Ermitage di San Pietroburgo e rinata dopo 12 anni di restauri accurati, questa superba composizione torna in Italia il prossimo 29 agosto come star assoluta della mostra Il Tiziano mai visto. La Fuga in Egitto e la grande pittura veneta, che aprirà le sue porte fino al 2 dicembre 2012 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

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