La verità su don Donghi, il prete che la stampa dipinge come un piccolo Schettino lombardo

Sul quotidiano di Ezio Mauro e Libero si dà notizia che il sacerdote di Besana Brianza, sopravvissuto al naufragio del Concordia, abbia detto una bugia ai parrocchiani, fingendo di essere a un ritiro spirituale. Siamo sicuri che sia andata così? Ma allora perché, una settimana fa, la stampa locale aveva già raccontato della sua vacanza?

Quando si dice che non puoi più andare da nessuna parte senza che qualcuno ti intercetti e racconti i fatti tuoi su Facebook. È di questo mondo in cui “tutti sono spioni di tutti” che ha fatto le spese il sacerdote brianzolo don Massimo Donghi, ennesimo pesciolino finito nella Rete e del conseguente strascico di polemiche e commedia degli equivoci. 
Su Repubblica e Libero si dà notizia di lui, prete in Besana Brianza, sopravvissuto al naufragio del Concordia. Libero lo sbeffeggia ricordando il suo passato di predicatore antiberlusconiano, Repubblica lo fa passare per un Pinocchio sbugiardato.

Operazione più sofisticata, quella che fa il quotidiano debenedettiano. Perché se l’intento di Libero è cogliere in castagna chi rampogna la mancanza di sobrietà altrui e poi ruzzola bel bello in crociera, per Repubblica (che naturalmente non fa alcun cenno al profilo politicamente corretto del prete in questione) la “curiosità” è che don Donghi “dice le bugie”, provoca il moto di indignazione “dei parrocchiani”, suggerisce l’idea del solito uomo di chiesa double face. Il tutto condensato in un titolo di ineccepibile manipulitismo social-network: «“Vado in ritiro spirituale”, ma era sul Concordia, la bugia del prete in crociera finisce su Facebook». Insomma, anche la Chiesa ha il suo piccolo Schettino.

In effetti, già nella sua edizione del 19 gennaio scorso, il settimanale brianzolo “Il Cittadino” aveva pubblicato la notizia della presenza sul Concordia di don Donghi. Ma la vicenda sembrerebbe un po’ diversa da come la racconta Repubblica.
Se è vero infatti che a rivelare la presenza di don Donghi sul Concordia è stato il post su Facebook in cui la nipote del sacerdote ha raccontato come lei, sua madre e suo zio si sono salvati dal naufragio, non sembra invece verosimile che don Donghi si sia imbarcato alla chetichella e all’insaputa i suoi parrocchiani. In crociera «c’erano almeno una ventina i passeggeri della provincia di Monza Brianza» scrive il Cittadino. Non solo. Oltre alla nipote e a mamma Imelda, «c’erano l’amica di famiglia Celestina Bizzozero, il diacono besanese Renato Corbetta e la moglie Alice».

Don Donghi non rilascia dichiarazioni, ma è evidente che la presenza di venti brianzoli, di un’amica di famiglia e di un diacono e consorte della parrocchia di Besana, destituiscono fondamento alla storiella della “bugia” naufragata con il Concordia.

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