La variante Omicron, la soluzione Monti e il panico inutile

Dopo una settimana di terrore e la richiesta di un'informazione «meno democratica», esce un'intervista in cui si spiega come stanno le cose. Senza allarmismi

Comunicazione e virus. Dall’inizio della pandemia uno dei temi più trattati è stato quello di una corretta comunicazione sullo stato del progredire del contagio. Come sta andando? Come all’inizio, cioè malissimo, tanto che più di un osservatore ha parlato di “infodemia”, cioè di una circolazione eccessiva e contraddittoria di informazioni.

Da un lato, il fenomeno è comprensibile. Di fronte a un virus pressoché sconosciuto che si impara a comprendere col tempo e coi progressi delle conoscenze, è normale che ciò che si può dire a suo riguardo sia in evoluzione.

Dall’altro, però, il fenomeno dell’infodemia è preoccupante perché crea spaesamento e, soprattutto, allarme. Aggiungete poi il narcisismo di certi virologi, e la frittata è fatta.

Non c’è solo la soluzione Monti

Che fare? C’è la soluzione Monti (nel senso di Mario, senatore a vita) che dice che occorre limitare le comunicazioni (e chi le dovrebbe limitare? Ma il governo, ovviamente. Un po’ quello che ha fatto la Cina a Wuhan, coi risultati che sappiamo).

Oppure c’è un’altra soluzione, più semplice e più chiara: fare del buon giornalismo. Una banalità? Esatto, una banalità.

Esempio. È qualche giorno che è partita la campagna di terrore sulla “variante Omicron”, rinvenuta in Sudafrica. Titoli strillati sui giornali, ipotesi draconiane di chiusure, panico.

Poi, ieri, Repubblica ha intervistato la scienziata sudafricana Angelique Coetzee, presidente della Associazione dei medici del suo paese, la donna che ha scoperto la variante.

Raccontando la sua esperienza e di come si è accorta di trovarsi di fronte a una variante del virus, Coetzee ha risposta alle domande esprimendo alcuni giudizi che meritano di essere riportati.

La reazione? Esagerata

Domanda: Ci parli meglio dei sintomi.
Risposta: «Stanchezza, mal di testa, prurito in gola, leggero raffreddore. Non coincidevano con quelli della Delta che avevamo visto fino a dieci settimane prima. Abbiamo deciso di testarli perché erano simili a quelli di un’infezione virale. Finora nessun paziente affetto da Omicron è stato ricoverato. Non abbiamo mai riscontrato effetti gravi. La cosa interessante è che i pazienti con forti dolori alla gola sono poi risultati tutti negativi».

C’è stato qualche caso più particolare di altri?
«Una bimba di sei anni. Aveva la febbre e la tachicardia. Mi sono domandata se fosse il caso di ricoverarla. Due giorni dopo, quando l’ho rivisitata, non ce n’è stato più bisogno perché stava benissimo».

Cosa implica la presenza dell’ampio numero di mutazioni riscontrata in Omicron che l’Organizzazione mondiale della sanità definisce “preoccupanti”?
«È proprio quello che i nostri scienziati stanno cercando di capire. Ora non lo sappiamo. Nessuno lo sa. Entro le prossime due settimane probabilmente avremo delle risposte».

I casi Omicron di cui lei si è occupata sono vaccinati?
«Il vaccino lo ha ricevuto meno della metà di quelli esaminati. Ma i sintomi sono molto lievi e sono uguali per entrambi, vaccinati e non».

Come stanno i pazienti ora?
«Stanno molto bene, e a breve li ritesteremo. Nessuno ha presentato problemi degni di nota. E consideri che siamo arrivati al dodicesimo giorno dalla scoperta. Si sono ripresi tutti velocemente, in due-cinque giorni».

Che grado di contagiosità avete rilevato?
«Si sono contagiati solo i membri della famiglia del paziente zero. Gli altri contatti dei casi positivi sono tutti negativi. Potremmo dire che il grado di contagiosità è più o meno simile a quello della variante Delta. Non di più e non troppo severo».

Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa si è detto «profondamente deluso» dalla decisione «discriminatoria» presa da diversi governi di vietare i viaggi dall’Africa meridionale. Alla luce di quanto ha osservato, come valuta la reazione internazionale e le misure intraprese per evitare l’entrata della nuova variante?
«Esagerata. Sono d’accordo con Ramaphosa. Sicuramente vedremo altri casi con questa variante, ma non sono davvero malati. Avrei capito la chiusura e la paura se avessimo assistito all’esplosione di effetti gravi. Ma non li abbiamo visti. Nessuno di loro è stato mai ricoverato».

Com’è la situazione a Gauteng, l’epicentro di Omicron?
«Tranquilla. Ieri sono risultati positivi 2.264 pazienti su 10 mila persone testate».

In attesa dei risultati su questa nuova variante, cosa si sente di consigliare?
«Non dovete farvi prendere dal panico. Se avvertite questo tipo di sintomi, come quelli descritti, per più di due giorni, fate il test. Vaccinatevi, indossate la mascherina e non state in posti affollati».

Dire quel che si sa

Come si vede dalle risposte, Coetzee dice quel che sa, cioè quel che ha potuto osservare, rimanda a nuove valutazioni su quel che ora non può dire («ora non lo sappiamo. Nessuno lo sa. Entro le prossime due settimane probabilmente avremo delle risposte»), non ha bisogno di “spingere” sui miracoli del vaccino («il vaccino lo ha ricevuto meno della metà di quelli esaminati») perché, semplicemente, è a favore della vaccinazione (l’appello finale) che è, al momento, il miglior rimedio possibile per limitare la circolazione del Covid-19.

Soprattutto, la scienziata Coetzee ridimensiona l’allarme, prendendosela con chi soffia sul fuoco.

Insomma, informa correttamente. Banalità? Sarà, ma noi vorremmo leggere più spesso interviste come questa.

Foto Ansa

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