La Svizzera boccia via referendum i nuovi balzelli green

Gli elvetici rigettano le «irragionevoli» proposte del governo su emissioni di Co2, pesticidi e prodotti chimici: dannose per l'economia e poco efficaci per l'ambiente

La popolazione svizzera ha respinto attraverso un referendum le politiche ambientali del governo per combattere i cambiamenti climatici. Gli svizzeri dovevano scegliere se approvare un aumento delle accise sul carburante e una nuova tassa sui viaggi aerei, se bandire i pesticidi artificiali e se garantire sussidi governativi soltanto agli agricoltori che non usano prodotti chimici al fine di migliorare l’acqua potabile del paese. Tutte e tre le proposte sono state bocciate dagli svizzeri: le ultime due a larga maggioranza, la prima con un distacco lieve (51% i contrari).

La Svizzera boccia gli ambientalisti

La Svizzera si è impegnata a ridurre della metà le proprie emissioni di Co2 rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Gli elettori, temendo danni per l’economia locale, hanno però bocciato la legge proposta dal governo sostenendo in particolare che la Svizzera è responsabile soltanto dello 0,1% delle emissioni di Co2 mondiali e temendo che nuove tasse su carburante e voli non avrebbero affatto aiutato l’ambiente.

Secondo la Bbc, «il risultato è stato uno choc» e «un colpo devastante per gli ambientalisti». Il referendum «mina alla radice l’intera strategia del governo per mantenere le promesse fatte nell’ambito degli Accordi di Parigi». Gli analisti ritengono che «gli svizzeri, che si sono sempre vantati delle proprie politiche green, non hanno voluto prendersi rischi economici mentre il paese si sta ancora riprendendo dagli effetti della pandemia».

«Irrealistico» bandire i pesticidi

La bocciatura degli altri due quesiti, sui pesticidi e l’acqua potabile, era invece ampiamente prevista. Come spiega il New York Times, la stragrande maggioranza degli agricoltori che lavorano nelle 50 mila fattorie della Svizzera si era opposta con fermezza alla messa al bando dei pesticidi artificiali. Secondo Martin Rufer, direttore dell’Associazione agricoltori svizzeri, il bando è «irrealistico» e avrebbe portato a un crollo del 20-30% della produzione di cibo.

Il crollo, però, non avrebbe in alcun modo fatto diminuire i consumi portando a un duplice risultato: da un lato sarebbe aumentato il costo delle derrate alimentari, dall’altro gli svizzeri per evitare i rincari avrebbero fatto la spesa, laddove possibile, nei paesi confinanti come l’Italia. La misura avrebbe fatto anche aumentare notevolmente il costo del cioccolato, minando l’importante mercato svizzero.

La democrazia diretta della Svizzera

Temendo effetti devastanti sull’occupazione, con il 61% dei voti contrari, gli svizzeri hanno anche rigettato la proposta di elargire sussidi soltanto agli agricoltori che avrebbero smesso di utilizzare i prodotti chimici.

Il famoso sistema svizzero di democrazia diretta permette agli elettori di esprimersi su tutte le politiche principali del governo via referendum dopo aver raccolto 100 mila firme in tutto il paese. Dopo mesi di dibattito interno, gli svizzeri hanno ritenuto irragionevoli le proposte governative sull’ambiente, soprattutto a fronte di una situazione internazionale poco chiara.

Nuovo numero di Tempi sul “green”

Proprio al tema delle leggi e delle misure da prendere per attuare la rivoluzione ambientale è dedicata la copertina del nuovo numero di Tempi: “Finiremo al verde”. Il servizio di copertina comprende una lunga inchiesta sulle conseguenze del Green Deal lanciato dall’Unione Europea e un’intervista a Steven Koonin, fisico, membro della National Academy of Sciences, professore della New York University ed ex sottosegretario per la Scienza al dipartimento dell’Energia dell’amministrazione Obama.

@LeoneGrotti

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