La strada di Astori

Fermandosi, il calcio ha dato un bell'esempio. Perché non comportarci così, col medesimo rispetto, anche nel resto dei weekend calcistici?



Scrivo mentre in tv scorrono le facce a colori, dal rosso al bianco pallidissimo, di vincitori e vinti della tornata elettorale. Sarebbe stato bello se oltre al calcio avessero azzerato pure il solito barnum mediatico che si affolla attorno alla polpa politica. Una compagnia di giro in disarmo che, però, non riesce a esimersi dal mettere il faccione.
Dopo tanti anni, compagni e amici, mi sono reso conto di essere un perdente dal punto di vista televisivo. Infatti non conta quello che dici, ma come lo dici. Ci sono arrivato tardi? Eh già, lo so, bastardi. Comunque il calcio domenica 4 marzo 2018 marzo ha fatto silenzio per la scomparsa improvvisa di Davide Astori, 31 anni, capitano della Fiorentina. Il calcio ha giocato e vinto una bella partita. Quella del rispetto. Ha dato un bell’esempio. Soprattutto a se stesso.
E allora, perché non percorrere questa strada? Perché non comportarci così anche nei weekend calcistici in cui gli stadi sono pieni, perché non trattenere il respiro prima di urlare al giocatore avversario a terra “devi morire” o fare battute su Superga, l’Heysel, Pessotto, Meroni, e sulle tante tragedie che hanno afferrato un po’ tutte le squadre? Stupisce questa facilità nel distanziarci dalle bestie che siamo.
Se è così facile, delle due l’una: o non siamo così bestie come vogliamo farci credere oppure la commozione e il dolore provati per un ragazzo di 31 anni che se n’è andato repentinamente sono finte, di circostanza. E malgrado la vostra bella percentuale di zozzeria umana, cari tifosi, credo di più alla prima. Per cui, perché la prossima volta che state per dire/fare una delle vostre solite cazzate non vi ricordate del 4 marzo 2018 e vi trattenete?
Foto Ansa
Exit mobile version