La scelta di Massimo: via il miglior allenatore della stagione

Nell'estate del 1998, anno dei Mondiali in Francia, Ronaldo accusa misteriosi problemi di salute. Il Fenomeno ha bisogno di operarsi al ginocchio e la ripresa si annuncia lenta, i tifosi interisti dovranno aspettare ancora un po' prima di vedere il brasiliano in campo assieme a Roberto Baggio. Alla guida della squadra c'è ancora Simoni, ma non per molto...

Estate 1998: i tifosi interisti lo avevano salutato augurandogli “buon viaggio” verso il ritiro del Brasile e un “in bocca al lupo” per l’avventura mondiale in terra francese. Mai avrebbero immaginato di soffrire e di preoccuparsi per le sue sempre più precarie condizioni fisiche. Mano a mano che il torneo si sviluppava, Ronaldo appare sempre più stanco e oggetto di voci incontrollate su fantomatici infortuni. Si parla di cure intensive dopo un pestone ricevuto da Davids nella gara contro l’Olanda: un tallone fuori uso, curato con misteriose cure per non perdere l’appuntamento per la finale contro i padroni di casa. Finale nella quale Ronnie non scende in campo, anche se annunciato come titolare. A ridosso del pre-partita circolano voci di una crisi nervosa durante la notte, addirittura c’è chi ipotizza l’insorgenza di una forma di epilessia dovuta a un’allergia ai farmaci antidolorifici con i quali il fuoriclasse è stato imbottito per combattere i traumi muscolari. Il Brasile perde contro la Francia di Zidane & co. ed è impressionante la scena, qualche giorno dopo, di Ronaldo che scende a fatica la scaletta dell’aereo che riporta sul suolo patrio la squadra carioca.

 

Ma cosa è successo a Ronnie? Che cosa gli hanno fatto? Un mese di riposo non basta al brasiliano per recuperare quella che ai più attenti risulta una tendinopatia rotulea risolvibile con una operazione chirurgica. La società però nicchia. L’attesa di vedere “il Fenomeno” duettare insieme a Roberto Baggio in un reparto d’attacco che si annuncia tra i più forti al mondo è snervante, la stagione parte un po’ in sordina anche perché il fantasista italiano non è in perfette condizioni. Il peso di sopperire alle defaillance dei campioni è tutto sulle spalle dei giovanissimi Pirlo e Ventola che, nonostante la fiducia riposta in loro dal tecnico Simoni, non può essere sopportato a lungo. A proposito di Pirlo, cari milanisti, simpaticamente cialtroni, vi ricordate le risate che scoppiavano sonore quando il mister interista paragonava Pirlo a Rivera? L’inizio titubante dell’armata nerazzurra (non poteva essere diversamente mancando due pedine così importanti) è un invito a nozze per i detrattori di Simoni ai quali il Presidente, naturalmente, si accoda. Non basta dimostrare che la squadra sa reagire alla sorte avversa giocando, per esempio, un’epica partita in Champions League contro il Real Madrid a San Siro (si era capitati nel girone dei vincitori dell’edizione precedente nel torneo, che presentava per la prima volta l’attuale formula), dove raccogliendo le ultime risorse fisiche a disposizione Ronaldo nel primo tempo e Baggio entrato a partita iniziata, autore poi della doppietta decisiva, sbaragliano i blancos e si mantengono in corsa.

 

Ma non basta. E’ una sera di fine novembre: Simoni, raggiunto il luogo dove verrà premiato quale miglior allenatore della stagione precedente, risponde a una telefonata e dall’altro capo del telefono sente la voce di Moratti che gli comunica, con “dispiacere” l’esonero immediato. Anche se la musichetta del luna park non si sente, è confermato che all’Inter è ripartita “la giostra degli allenatori”: la panchina ora appartiene a Mircea Lucescu, rumeno che aveva già un passato di allenatore in Italia dal 1990 al 1997, ben impressionando alla guida del Brescia, dove rimase per 5 anni. Non avendo la bacchetta magica anche Lucescu si trova davanti agli stessi problemi di Simoni: Ronaldo viene finalmente operato, dopo un lungo periodo di riabilitazione, ritornerà in campo, dosando le presenze, aspettando tempi migliori. Lucescu fa appena in tempo a raggiungere i quarti di finale in Champions, perdere contro il Manchester United (che vincerà il torneo) che Moratti aziona ancora una volta la leva della “giostra” lo defenestra e al suo posto arriva Castellini, soluzione provvisoria “casalinga”: è il 21 Marzo 1999.

 

Dopo poco più di un mese Moratti si domanda: “Ma perché continuare con Castellini? Quasi, quasi richiamo Hodgson”. E infatti, ecco rimaterializzarsi l’inglese ad Appiano Gentile (per la gioia di Zanetti). Risultato: ottavo posto in campionato e manco la possibilità di una coppettina europea nella prossima stagione. Non rivedremo mai più Roy all’Inter. Lo scontento dei tifosi nel frattempo monta, tanto da far minacciare le dimissioni a Moratti, offeso dalle contestazioni, dimissioni che verranno subito ritirate. La misura non è colma, gli interisti sono destinati ancora a soffrire altrimenti, che gusto c’è? Ma c’è un ennesimo colpo di scena, un altro asso nella manica che il presidente presenta ai tifosi: ed è sicuro, la storia dell’Inter cambierà. Arriva Marcello Lippi!

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