La ricetta di Passera per fare impresa. «Basta con la scusa che “in Italia non si può”»

Il banchiere ex ministro dello Sviluppo economico incontra l’Ucid e parla delle tante crisi del nostro sistema e di possibile ripartenza. Senza concessioni ai luoghi comuni

Corrado Passera, Ceo di illimity bank, ex ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture (foto Ansa)

Martedi 7 marzo 2022 presso l’Antico Ristorante Fossati di Triuggio, in Brianza, l’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) ha organizzato un evento dal titolo “Come fare nuova impresa in Italia?”. Ospite d’onore: Corrado Passera.

Di fronte a un’attenta platea il famoso banchiere ed ex ministro ha esordito esplicitando le note difficoltà che molte aziende stanno attraversando a causa dell’elevato costo delle materie prime, del prezzo dell’energia e di un’inflazione crescente. Molte aziende, quelle più energivore, pagheranno di più anche per gli effetti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Queste aziende avranno senz’altro difficoltà finanziarie, ma la domanda tema è: riusciremo a produrre nuove imprese? Perché serviranno sempre più imprese capaci di innovare, di crescere, di sapersi adattare ai cambiamenti.

Si può creare impresa e anche velocemente, ma prima di tutto si devono premiare gli imprenditori che fanno cose virtuose; diffondere le energie delle imprese che possono trainare la ripresa premiando fiscalmente e in modo essenziale quelle che investono in innovazione e in capitale umano e che si rafforzano patrimonialmente. Leggi come Industria 4.0, apprendistato, Ace hanno già manifestato la loro utilità. Per realizzare tutto ciò, però, occorre prima avviare le riforme chiave: istruzione, che deve continuare nel tempo con la formazione, giustizia e burocrazia. Sì perché abbiamo un sistema giudiziario ed educativo inadeguato che va rinnovato velocemente.

E i giovani? Troppo spesso imprimiamo nei giovani il convincimento che “in Italia non si può”. Questa esposizione vittimistica va rigettata con determinazione, anche perché è inattendibile. In Italia si può, eccome, realizzare grandi progetti; e dobbiamo aiutare i ragazzi a sviluppare un forte spirito critico. Perché se esportiamo 550 miliardi all’anno vuol dire che siamo competitivi. L’imprenditore, spesso, in fondo è solo, ma si trovano soluzioni anche a problemi importanti. Con impegno, visione e leadership. Dobbiamo impegnarci tutti a guardare lontano, oltre il nostro privato.

«E il sistema finanziario come deve adeguarsi al nuovo contesto?», domanda uno dei presenti. Occorre freddezza nell’affrontare la situazione senza introdurre cure sbagliate, risponde Passera: l’inflazione non è la classica inflazione da domanda; gran parte di essa è generata dall’offerta che si riflette sull’energia, le materie prime e i trasporti; guai se per curarla applicassimo una cura da cavalli, alzando i tassi d’interesse: si affaccerebbe lo spettro della stagflazione.

Occorre quindi saper valutare la crisi, con occhio critico e competente: usare bene i soldi pubblici per esempio è fondamentale, prosegue Passera. Si parla molto del Pnrr, ma se applicassimo la stessa disciplina ai soldi pubblici a disposizione avremmo ciò che serve per affrontare le situazioni più difficili. Il nostro sistema economico non può dirsi particolarmente valido ma sappiamo che c’è una direzione da percorrere e ciascuno va in quella direzione; perché in Italia si possono fare cose belle grandi e anche velocemente.

C’è insomma secondo l’ex ministro del governo Monti una tendenza errata a convincere i giovani che non è vero, che c’è la burocrazia, la raccomandazione. Tutte cose vere, i manager sanno quanto sia difficile fare impresa nel nostro paese, ma questo non deve essere una scusa per nessuno.

A questo proposito il manager riporta le case history di successo che lo hanno visto indiscusso protagonista: Olivetti stava per fallire però ha saputo trovare al suo interno risorse e competenze per fare quella che è diventata Omnitel, poi Vodafone Infostrada e poi Italia Online. Le Poste: forte esperienza umana e professionale. Perdeva 2.500 miliardi delle vecchie lire; hanno messo in condizione il personale di lavorare, lo hanno motivato e stimolato ed hanno trasformato la peggiore posta del mondo in una delle migliori come azienda e servizi. E il successo di Intesa, partita da una banca vicentina (Ambroveneto) sino a diventare una delle banche più efficienti in Europa.

L’ultimo capitolo è riservato al cambiamento in atto nel mondo bancario, cambiamento che per imprenditori è profumo di impresa: sta cambiando tutto per la tecnologia , nuove regole, sta cambiando tutto con sullo sfondo uno scenario più competitivo. Sino a 20 anni fa infatti il bancario era il settore più bloccato, controllato, paralizzato. Oggi i servizi bancari li fanno tutti: uno può effettuare i pagamenti attraverso il proprio operatore telefonico, attraverso una fintech, attraverso i cosiddetti big data. È un settore dove la concorrenza ha smantellato le posizioni di rendita; è la dimostrazione di come la concorrenza può stimolare moltissimo. E molto è successo: in Italia c’erano 1.000 banche e oggi sono meno di cento.

Ci saranno sicuramente dei vincitori e dei vinti e siamo convinti che coloro che volevano fare tutto in modo tradizionale non sopravviveranno, mentre avrà sicuramente molto spazio – con la creazione di posizioni di potere sul mercato – chi ha saputo adattarsi al cambiamento. Ma quello che veramente fa la differenza è che la tecnologia può sostituire la dimensione. Prima per avere successo nel settore bancario occorreva incrementare la dimensione dell’azienda. Oggi abbiamo a disposizione la tecnologia che ci consente di avere successo e di erogare dei servizi prima inimmaginabili senza dimensioni adeguate. In futuro le banche medio piccole, se avranno il coraggio di investire nella tecnologia specializzandosi, ce la possono fare anche loro.

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Francesco Megna, autore di questo articolo, è commerciale settore banking

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