La politica ha bisogno della riservatezza, il mito grillino della diretta streaming porta alla dittatura

Corriere: «L'unica volta che avremmo voluto seguire una riunione grillina è stata quando i neo-senatori dovevano decidere se votare Grasso. Lì però, niente trasparenza».

«Il nuovo feticcio della mitologia politica odierna: lo streaming. Il simbolo della trasparenza assoluta. Lo strumento magico che distrugge ogni opacità. Ora questo prodigio della tecnica che trascina discorsi estatici sulla nuova democrazia web, entra nella rete polverosa delle consultazioni per la formazione del nuovo governo». Comincia in questo modo l’articolo di Pierluigi Battista, pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, in cui il giornalista critica «l’illusione» che trasparenza significhi verità e che il Truman Show sia la soluzione di tutti i mali, riferendosi alle consultazioni tra Pier Luigi Bersani e grillini avvenute stamattina in diretta streaming.

NIENTE TRASPARENZA QUANDO SERVE. Battista ricorda come «l’unica volta che davvero avremmo tanto voluto seguire in streaming una riunione grillina è stata quando i neo-senatori dovevano decidere se votare Pietro Grasso alla presidenza oppure no. Lì però, niente trasparenza: solo oscurità, urlacci percepiti nei corridoi, divisioni nascoste alla grande platea democratica. Ma che senso ha lo streaming sulle consultazioni di governo? È ovvio che lì non si diranno le cose vere. Si eserciterà l’arte dell’autocontrollo, oppure si diranno cose molto pesanti, spettacolarmente molto pesanti, perché tutto il mondo sappia che si sono dette le cose molto pesanti».

DIO SALVI LA RISERVATEZZA. A volte la riservatezza non nasconde operazioni losche e truffaldine, come i grillini vogliono far credere. A volte la riservatezza è fondamentale in politica e non solo. «Nella storia i momenti più delicati, che hanno prodotto anche i migliori risultati, non sono stati trafitti dalle luci abbaglianti dello streaming – continua Battista – Quando Clinton chiamò Arafat e Rabin per far parlare tra di loro due nemici irriducibili, non c’era uno streaming che avrebbe reso le trattative preparatorie a quello storico incontro semplicemente impossibili. Ci sono riunioni che non devono essere necessariamente pubbliche. Se i nostri Padri costituenti avessero discusso in streaming sulla Costituzione che stavano preparando, probabilmente non avrebbero discusso in totale libertà. (…) È bene che in Parlamento tutto sia limpido, e nelle assemblee locali. Ma (…) la trasparenza totale e senza residui contiene paradossalmente un’idea autoritaria della vita e della politica».

DIALOGO O INCIUCIO. Il mondo agognato dai grillini si ispira direttamente a “1984” di Orwell, dove il protagonista Winston Smith «si nascondeva persino dentro casa non perché avesse qualcosa di osceno da “nascondere”, ma perché si sentiva soffocare da un’autorità che controllava ovunque ogni suo singolo movimento». Che cosa faranno Bersani e i grillini davanti alle telecamere allora? «Non si diranno la verità, ma reciteranno una fiction in cui si racconta di due soggetti che fanno finta di dire la verità. Per poi parlarsi di nascosto, sperando che il Truman Show non arrivi anche lì. Senza il mito della democrazia diretta potranno anche essere sinceri. E dialogare sul serio. Ma i cantori della trasparenza assoluta ogni dialogo lo chiamano “inciucio”».

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