La Manif pour tous torna in piazza a Roma: «Manifestiamo in difesa della famiglia»

Jacopo Coghe, portavoce dell'associazione: «Per difendere la natura umana non ci vogliono tessere. Stiamo unendo persone di diverse confessioni e di diverso orientamento culturale»

Nata a luglio con l’inizio della discussione parlamentare del ddl Scalfarotto, scende di nuovo in piazza la Manif Pour Tous Italia (sulle orme dell’omonima associazione francese sorta durante il dibattito sulla legge Taubira che ha legalizzato il matrimonio omosessuale). La manifestazione di sabato 11 gennaio comincerà alle 15.30 in piazza Santi Apostoli a Roma e avverrà «a pochi giorni dalla votazione al Senato del disegno di legge sull’“omofobia” e “transfobia” che vuole introdurre un reato di opinione ideato esclusivamente per chi pensa che l’ideologia “gender” sia sbagliata». Sono le parole di Jacopo Coghe, portavoce della Manif.

Pensate che sia possibile fermare la legge?
L’obiettivo delle nostre manifestazioni, cominciate a luglio, è quello di far capire al paese che sta per passare una norma il cui scopo non è la tutela dalle violenze delle persone con tendenze omosessuali. Il codice penale protegge già ogni cittadino. Questo ddl, invece, prevede il carcere anche per opinioni ascrivibili al reato di “omofobia”, senza nemmeno specificare che cosa si intenda per questo reato. È chiaro, come lo stesso padre del Ddl ha dichiarato, che questa norma serve solo a mettere il bavaglio a quanti si dovessero opporre al successivo tentativo di introdurre il matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento. Il vero obiettivo della guerra “gender” non è questo, che è un mezzo, ma la distruzione della famiglia.

Eppure si parla di “emergenza omofobia”.
Ripeto: la legge ha un altro scopo. Anche se per giustificare la velocità con cui sta passando senza dibattito si parla di urgenza. Peccato che i dati del governo sulle violenze contro gli omosessuali siano pochi, così come i numeri dei casi accertati: in più di 3 anni all’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) sono giunte 83 segnalazioni (una media di 28 all’anno) di offese, aggressioni, danneggiamenti e suicidi relativi all’orientamento sessuale (un caso all’anno ogni 2 milioni di italiani).

Come si svolgerà l’evento?
Ci sarà una maratona oratoria in cui sarà data voce alle associazioni che, con noi, si sono battute per lo stesso fine. Parleranno i Giuristi per la vita, che hanno denunciato i tentativi di mettere il bavaglio ai giornalisti con il rapporto emanato dall’Unar, le Sentinelle in Piedi che vegliano nelle piazze italiane per la difesa della libertà di espressione, il Forum delle associazioni familiari e molti altri. Fra noi anche Jean-Pierre Delaume-Myard, portavoce della Manif pour tous francese, che insieme ad altri gruppi di persone con tendenze omosessuali rifiuta l’ideologia della lobby Lgbt che spinge per la legalizzazione matrimonio gay e l’adozione.

La manifestazione ha carattere confessionale o politico?
Per difendere la natura umana non ci vogliono tessere: in piazza ci saranno anche dei politici che hanno votato contro la legge quando fu presentata alla Camera e che voteranno contro al Senato, ma parteciperanno a titolo personale e senza sigla partitica. A parlare ci sarà anche Guido Guastalla della Comunità ebraica di Livorno, per dire che la battaglia accomuna tanti uomini a prescindere dalla confessione a cui appartengono.

Sono stati presentati degli emendamenti al testo. Cosa ne pensate?
Una legge simile è inemendabile. Se il reato di opinione passasse, anche se si riuscisse a tutelare qualcuno, prima o poi ogni salvaguardia verrebbe meno perché non reggerebbe su un impianto simile. Ad esempio, l’emendamento Gitti passato alla Camera, una volta che la norma fosse approvata, crollerebbe perché il principio su cui la legge si basa non ammette tutele: incentrato sul reato di omofobia proclama che non sono discriminatorie le condotte delle organizzazioni di natura politica e sindacale. Bisogna chiedersi come sia possibile che ciò che è ritenuto una discriminazione (per cui è previsto il carcere) resti tale solo fuori da certi ambiti e non al loro interno. Sopratutto, la norma creerà un clima di terrore per cui, nel caso di un successivo ddl sulle nozze gay, non si saprà cosa si potrà affermare in pubblico circa il matrimonio. Ma il problema è anche educativo.

In che senso?
Peggio, non si potrà più educare al rispetto delle norme naturali nelle scuole. Questo pericolo esiste già: prima ancora che questa legge passi, l’Europa e il nostro stesso ministero dell’Istruzione hanno approvato documenti che propongono la promozione dell’omosessualità come normale, sin dall’asilo. Speriamo che a lungo andare non diventi un obbligo anche per gli istituti paritari o privati. Il fatto che l’Unar abbia già imposto alla stampa che titoli dare ai discorsi dei scaerdoti circa il matrimonio non fa ben sperare.

Per il futuro vedete solo nero o confidate che qualcosa possa cambiare?
Sicuramente la presenza alle manifestazioni di tanti giovani che non vogliono vivere in un sistema così disumano e relativista ci conforta. La Manif sta unendo anche persone di diverse confessioni: musulmani, ebrei, cattolici, laici, associazioni di diverso tipo. La gente non manca, serve solo unirsi con l’obiettivo di diffondere una mentalità nuova, in cui non si accettano relativizzazioni per quanto riguarda la natura umana e in cui l’importanza e la bellezza della famiglia naturale sia compresa e tutelata, per la stabilità della società intera.

@frigeriobenedet

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