La Lombardia della sussidiarietà è un modello per l’oggi

Testimonianze su che cosa sia il principio di sussidiarietà che ha impregnato l'azione di governo durante l'amministrazione Formigoni. Cronaca del convegno milanese

Da sinistra a destra: Carolina Pellegrini, Raffaele Cattaneo, Neva Sbrissa, Francesco Bettoni, Peppino Zola, Giancarlo Cesana, Roberto Pasolini, Mariastella Gelmini, Michele Perini

«Male non fare, paura non avere», Roberto Formigoni ha concluso così, con un breve saluto finale, il convegno “La Lombardia della sussidiarietà, un possibile modello per l’Italia” svoltosi ieri sera al teatro Rosetum di Milano. Formigoni non ha parlato, ma prima di lui, moderati dall’avvocato Peppino Zola dell’associazione Esserci, organizzatrice dell’evento, si sono alternati sul palco diversi testimoni per raccontare, ognuno secondo la sua esperienza e ambito di competenza, cosa abbia significato per loro “costruire” il “modello Lombardia”.

CHE COSA È LA SUSSIDIARIETÀ

Il professore e medico Giancarlo Cesana ha posto le fondamenta del discorso. Che cos’è la sussidiarietà, questo ideale cui l’esperienza di governo della Lombardia, da Formigoni in avanti, proseguendo con Roberto Maroni e Attilio Fontana, ha sempre fatto riferimento? Tra una citazione della Centesimus annus di Giovanni Paolo II e una dell’economista premio nobel Joseph Stiglitz, Cesana ha mostrato come il principio che mette al centro la persona e che cerca una proficua collaborazione tra lo Stato e la società non funziona solo sulla carta. «L’amministrazione Formigoni ha mostrato che funziona e che, addirittura, fa funzionare meglio le cose. E in un periodo in cui è così difficile reperire risorse non si può non tenere conto dell’esperienza lombarda».

MAI UNA SEGNALAZIONE

Sulla stessa scia l’intervento dell’imprenditore Michele Perini, ex presidente di Assolombarda e di Fiera Milano Spa, che ha raccontato come l’esperienza a capo della Fiera abbia aperto canali e prospettive nuove ad un ente che ha fatto raggiungere alla regione obiettivi e livelli internazionali. «E vorrei che fosse chiaro – ha aggiunto Perini – che mai Formigoni mi ha indicato qualche società da far lavorare, mai! Fui totalmente autonomo».

ALTRO CHE DECRESCITA FELICE

Simile anche la testimonianza di Francesco Bettoni, presidente Brebemi, che ha insistito sul fatto che le infrastrutture in Lombardia si sono sempre riuscite a fare perché «dietro c’era un disegno strategico per il territorio. Altro che decrescita felice. Mi ricordo quando il M5s ci contestava! Adesso sul blog di Grillo la Brebemi è indicata come la “strada del futuro”!».

UN METODO E UNA FINANZIARIA OGNI ANNO

Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha insistito nel presentare il modello lombardo come un modello politico e amministrativo valido per tutto il paese. La sussidiarietà è «un metodo di governo. Significa aumentare gli spazi di libertà dei cittadini». E anche l’assessore Cattaneo ha ripreso il punto: «Il modello lombardo è la risposta per l’oggi. È stato ed è la traduzione di un ideale dentro la realtà, cioè dell’applicazione della dottrina sociale della Chiesa. Oggi, invece, raccontano la Lombardia come una società di malaffare. Ma non è andata così, come testimoniano tutti i numeri e gli indici economici che ne fanno la locomotiva del paese. Come ha mostrato una ricerca di Confcommercio, se tutte le Regioni fossero amministrate come la nostra, si risparmierebbero 23 miliardi di euro l’anno. Ventitré miliardi, praticamente una finanziaria ogni anno».

SCUOLA E FAMIGLIA

Il dirigente scolastico Roberto Pasolini ha ringraziato Formigoni per il suo coraggio nel sostenere le scuole libere, attraverso strumenti intelligenti come il buono scuola. E l’ex assessore Carolina Pellegrini ha acceso una luce sulle azioni lombarde a sostegno dei bisognosi: «Una politica che è sempre stata all’insegna di una passione per l’uomo e la sua libertà. Una politica che crede nella responsabilità delle persone e che non aspetta lo Stato. Formigoni ha fatto in modo che la famiglia fosse riconosciuta come un soggetto sociale meritevoli di diritti».

UN’ARIA DIVERSA

Particolarmente interessante e acuto è stato l’intervento di Neva Sbrissa che per diversi anni ha avuto ruoli apicali nella “macchina amministrativa lombarda”. Pur provenendo da un ambito culturale e politico lontano da quello formigoniano, Sbrissa ha parlato di «esperienza eccezionale. Sin dai primi giorni del primo mandato si respirava un’aria diversa, un’aria di riscatto e rilancio. In questi anni ho imparato che le leggi non sono uno scopo, ma uno strumento. Non basta applicarle bene, occorre avere molto chiaro quale obiettivo si vuole raggiungere e a quale bisogno si desidera rispondere. Ho capito anche che la comunicazione non è propaganda, ma è confronto e ascolto. E, terza cosa che ho imparato, che serve conoscenza e metodo. Il potere della burocrazia e il potere della politica devono trovare un punto di sinergia perché le cose funzionino. E questa convergenza può essere trovata solo a partire dai contenuti».

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