La gang delle Ong

Agiscono come bandiere. Bandiere che si inorgogliscono di vento, supponendosi al di sopra dei governi eletti dai popoli. Seminano vento, raccolgono soldi

«Era il ministro dell’Interno. Cosa doveva fare se non impedire l’entrata in Italia illegittimamente?». È pacifico. Un bravo procuratore della Repubblica cerca di spiegarlo a Luca Palamara, già potentissimo capo dell’Anm, intercettato da membro del Csm, mentre risponde: «Sì, Salvini ha ragione, ma bisogna attaccarlo». E il procuratore: «Siamo indifendibili! Indifendibili!». Il procuratore era il procuratore di Viterbo. E Palamara il magistrato più potente d’Italia.

Dopo di che. Ho detto «bisogna affondare le ong»? L’ho detto metaforicamente intendendo le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo? Sì. L’ho detto, alla mezzanotte inoltrata, da Paolo Del Debbio, Dritto e Rovescio, con la collega italo-marocchina Karima che mi guardava con due occhi così, «ma Amicone di chi? Provocazione? Un po’ grossa no?». No. Mumble mumble. È stato un pensiero lungo una notte. Cominciando da te che hai provato la crisi di panico per le coliti spastiche. Te la immagini gente per strada, che non ha niente neanche per espletare i propri bisogni? Appunto. Devono andare a fondo metaforicamente – cioè rimanere incatenate in porto o cannoneggiate e mandate a picco a carico vuoto – perché è ormai chiaro che agiscono indifferenti alla vita della gente reale. Agiscono come bandiere. Bandiere che si inorgogliscono di vento, supponendosi al di sopra dei governi eletti dai popoli. Seminano vento, raccolgono soldi, agiscono di concerto. Abbiano l’accordo sottobanco con i trafficanti di esseri umani o siano “pure”, è chiaro che agiscono di concerto. Gli uni per incassare i 3-4 mila euro a poveraccio per la traversata sui barchini, gli insulti, le botte, gli stupri. Gli altri per incassare i finanziamenti europei, le mance di Soros, la solidarietà delle multinazionali, la notorietà mediatica e politica del regimetto obamiano. Per entrambe le gang, trafficanti e umanitariani, profughi e migranti economici sono soltanto business che non deve cessare. Pena, il tutti a casa.

E adesso torno a casa a piedi per guardare negli occhi la notte degli sbandati. Dagli studi Mediaset di Cologno a Monza, zona ospedale San Gerardo. 2.30 ore precise di trekking sociale. Sedici chilometri. A sera inoltrata. Da migrante puro. Camminando su strade improbabili che devono aver conosciuto solo erbacce e pantegane. Traversando tangenziali e quartieri apollaiati su Co2 da tagliare col coltello. E senza neanche un coltello in tasca (sapete, certi incontri..). Dunque, rimuginavo, le ong che solcano i mari come delfini amici dei bambini sembrano imbattibili. Sembrano l’unico mestiere pulito. Te lo vedi il tuo bambino allevato all’oratorio Caritas? Con tutte queste confusioni sul gender, poi, “da grande voglio essere capitana Carola”. Ho come sentito un “che gelida manina”. Queste Carola, questi finti centri sociali, questi giovani borghesi fascisti in falsi stracci e falsi scialli sioux. Titillati dai loro paparini dai ricchi depositi bancari. Giornalisti, magistrati, politici. E per che cosa poi? Per aiutare i proletari ad abbandonare la terra dei padri e buttarli come sacchi di buoni selvaggi rousseani tra i proletari e i poveri del sud italiani. Non hanno da proporre niente se non la parola alata che non significa più niente – accoglienza – tanto è diventata il ricatto con cui clericali e sanfedisti vogliono imporre al popolo le loro utopie. E usare di povericristo del sud del mondo per ingrassare i loro partiti della confusione mentale e del fascismo poveraccista reale.

In nome dei migranti si sentono autorizzati a giustificare ogni violenza. Non c’era razzismo in Italia. E non c’è. Lo vogliono indurre a tutti i costi. Con il caos che se ne frega della guerra tra poveri che scatenano ogni giorno rovesciando centinaia di africani alla porta di povere famiglie italiane del sud. E impedendo che questi si rendano conto che hanno torto ad arrivare da clandestini. Al contrario. Solcano i mari e sfidano ogni autorità costituita per dare manforte a chi vede in loro il miglior alleato per buttare in mare masse di disperati. Certo che nel momento in cui sono in mare occorre soccorrerli. Ma non dovrebbero partire. E i cani che li incatenano a un destino da schiavi dovrebbero essere perseguiti, anche con le armi. Non facilitati al lavoro di gangster che spaccia carne umana, droga, armi, prostituzione. Poiché da che a casa nostra c’è chi in un modo o nell’altro li proteggerà.

È talmente scoperto questo gioco che se l’Italia, come ha fatto e continua a fare, finanzia le autorità libiche, stanzia milioni, regala motovedette, riceve i capi dell’una e dell’altra fazione, costoro rispondono sempre allo stesso modo. Aumentando i carichi di disperati. Moltiplicando la pressione sui nostri porti. Ridacchiando alle nostre spalle per la tragedia sociale montante. E obbedendo soltanto alle regole dell’unico vero padrone delle coste magrebine: la Turchia di Erdogan che governa anche nella nostra parte di Mediterraneo col bastone del commercio delle armi e dei mercenari islamisti.

Abbiamo ancora un governo, ministro, una politica, che si occupi di esteri? Così aiuteremmo l’Africa, non con l’harakiri di chi subisce una situazione drammatica senza interpretarla e agire di contenimento. Perché chi comanda l’immaginaria politica e l’immaginario giornalistico collettivo, sono le Carole e i Mr Emergency. Così il paradosso sono quella dozzina di pescatori che da un mese a questa parte sono tenuti in ostaggio dai libici (quelli che noi aiutiamo con i denari, le motovedette e le Ong). Italiani che – udite udite – saranno addirittura processati da un tribunale militare libico! Ce n’è abbastanza. Altro che barche di saltimbanchi e preti che come ha fatto Giuda, che era un ladro, scambierebbero Cristo “con l’olio che si poteva vendere e i proventi distribuire ai poveri”. Altro che Ong. Bisognerebbe impegnarsi per costringere i governi a imporre corridoi umanitari. In Africa. Non in fondo al mare. E invece il governo si appresta su pressione dei Soros e delle Caritas a cancellare i decreti sicurezza e ad andare avanti a intestarsi medaglie di nobiltà e umanitarietà sulle spalle della povera gente. I poveri immigrati. E i poveri italiani.

Non è il problema di difendere i decreti sicurezza di Salvini. Il problema è offrire un’alternativa realista. Il messaggio che tutto è di nuovo a disposizione di chi vuole trasportare schiavi in Italia è osceno. Il messaggio che le buone intenzioni sono moralmente superiori è infernale. L’utopia dell’abbattimento delle frontiere è l’anticamera delle guerre civili. C’è il Covid? Tanto meglio. Portiamo l’Africa in Italia. Un po’ come già fanno gli egiziani che portano ai confini i loro figli o pagano i trafficanti. E poi l’Italia li curerà e li istruirà. Poveri illusi. Non sanno che col caos regnante ormai nelle nostre città e paesi, se va bene faranno quattro soldi spacciando droga. E i nostri ricchi intellettuali borghesi mostrano i loro cuoricini infranti e scrivono compitini copiati dai Dickens ottocenteschi. Alimentano il loro narcisismo e i piani per affossare definitivamente la patria. Con le loro penne prezzolate e i due pensierini che gli hanno martellato nella testa anni e anni di ideologica scuola statale. Non è solo sant’Agostino è tutta la storia della razionalità cristiana fino a papa Bergoglio che prega lealmente con san Paolo «per i nostri governanti, perché tutti possano vivere in pace». È la storia dei grandi leaader europei che con buon senso e razionalità hanno combattuto e infine sconfitto utopie e totalitarismi figli di utopie. Agostinianamente e cristianamente parlando lo Stato deve garantire giustizia, «altrimenti lo Stato si riduce a banda di briganti».

Lo Stato deve garantire pace. Cioè “tranquillitas ordinis”. La tranquillità dell’ordine. Le ong con la loro presunta superiorità morale impediscono entrambe le cose. Impediscono la giustizia. E minacciano la pace. Introducono un ricatto emozionale (come fai con quelle facce lì?). E in forza della loro presunta purezza sfidano e infrangono, speronano e denunciano. Sono il potere della bontà. Ma sono buoni impedendo allo Stato di agire? Sono buoni assicurando in mare una presenza ai trafficanti di esseri umani? Sono sicure senza nessuna verifica dei delinquenti, poteri e interessi indicibili che si parano dietro gli ostaggi umani di madri, padri e bambini? Questa è l’immensa piaga connessa con l’immigrazione clandestina che si vuole impedire di interpretare, comprendere e fermare con le armi della ragione e della politica. A furia di girare il coltello nella piaga cosa succede? Un’emorragia. Cosa vuoi che succeda? Un bagno di sangue.

Foto Ansa

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