La Bella e la Bestia: meglio il cartone

Mimesi: questa è la parola chiave per la Bella e la Bestia, ennesima versione live action di un cartone Disney, cominciata con Alice in Wonderland e proseguita fino al Libro della Giungla, i primi tasselli di una catena che si annuncia terribilmente lunga, con almeno altri dieci film pronti per uscire nei prossimi anni. Il remake del classico animato del 1991, primo cartone ad essere mai nominato agli Oscar come miglior film, si rivela un piatto copia e incolla dell’opera originale, con poche ed ininfluenti modifiche. La storia immortale di Belle e della Bestia, prigioniera di un castello incantato ricolmo di magici oggetti, viene riproposta uguale con un lavoro quasi certosino, inquadratura per inquadratura, in uno sconvolgente abisso di monotonia e di mancanza di fantasia. Inevitabilmente, il confronto è impari e vede questo film precipitare in un vuoto cosmico di idee. Le novita sono abbastanza maldestre e poco utilizzate. Il LeTont gay, che tanto ha fatto scalpore in Russia, e poco più che una macchietta e risulta abbastanza fastidioso, niente affatto nel suo orientamento sessuale politicamente corretto, ma nel suo renderlo un personaggio positivo e pieno di tormenti ad ogni costo, senza peraltro mostrare alcun rilevante segno di redenzione.

Il film trae comunque respiro dalle canzoni, vera punta di diamante del cartone, e d’altronde Alan Menken, autore della colonna sonora insieme al compianto Howard Ashman, aggiunge nuove canzoni e pesca dalla versione musical di Broadway. Anche qui, comunque, la messa in scena, oltre ad essere debitrice dell’originale, non raggiunge particolari emozioni e il pezzo più celebre, Stia con Noi, è una svogliata danza. D’altronde, uno degli aspetti iconici del cartone era la presenza di Lumiére, Tockins, Mrs. Bric, gli oggetti animati cui lo stile Disney dava quell’indimenticabile soffio vitale. La cgi del film, per quanto ben realizzata, non raggiunge la squisita caratterizzazione originale, restando appesa ad un realismo ecessivo, anche se le tristi scene finali alla fine dell’incantesimo risultano toccanti. La Bestia semplicemente non funziona, ma più disturbante purtroppo risulta essere la Belle di Emma Watson. La bella attrice ha una perenne smorfia di disgusto e di fastidio, come se volesse essere da tutt’altra parte: le movenze dell’originale animata da James Baxter e da Mark Henn avevano maggior sostanza. Solo il Gaston di Luke Evans risulta gustoso, gigionesco e cattivo quanto l’originale.

In definitiva, spiace dire che la limpida sintesi dell’originale in  84 minuti si trasforma in un peso da 129′, senza aggiungere nulla di particolare. Non sappiamo come procederà in termini qualitativi la futura ondata di remake live action, ma finora non ci sono stati esempi positivi. Con questa versione la Disney ha purtroppo toccato il fondo, mancando di qualsiasi inventiva. Il film molto probabilmente andrà bene al botteghino, aiutato dall’effetto nostalgia di un film amatissimo. Ma noi sinceramente consigliamo di recuperare l’originale, e di scavare nella memoria per trovare le canzoni della nostra infanzia, o per accompagnare un bambino che scopre l’opera per la prima volta: è una storia sai…

@Badenji

La Bella e la Bestia, 2017, di Bill Condon, con Emma Watson, Luke Evans, Ewan McGregor, Ian McKellen, Kevin Kline, Emma Thompson, 129′, dal 16 marzo nei migliori cinema

 

Exit mobile version