Israele. Lakin, l’ebreo che voleva la pace, accoltellato da un palestinese a Gerusalemme

La morte di Richard Lakin riassume le tante contraddizioni dell'eterno scontro: voleva la pace ma è stato ucciso da due palestinesi favorevoli alla nuova Intifada

Voleva la pace fra israeliani e palestinesi, era favorevole alla soluzione “due popoli, due Stati”, tanti dei suoi studenti erano musulmani, ma è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa e due coltellate al petto e al volto su un autobus a Gerusalemme da due palestinesi favorevoli alla nuova Intifada.
La morte di Richard Lakin (foto a destra) riassume bene le tante contraddizioni dell’eterno scontro tra israeliani e palestinesi. L’insegnante di 76 anni è uno dei nove ebrei israeliani uccisi nel mese di ottobre in singoli attentati da parte di palestinesi. Uno dei due assassini è tra gli oltre 25 palestinesi morti nello stesso periodo per mano delle forze di sicurezza israeliane.

UOMO DI PACE. «Com’è possibile che una persona così magnifica sia stata uccisa in un modo così brutale e orribile?», si chiede Micah Avni al funerale del padre. Lakin, americano, si era trasferito nel 1984 in Israele, dove insegnava inglese a bambini israeliani e palestinesi delle elementari. Il rabbino della moschea di Gerusalemme che frequentava, lo descrive così: «Non era un ingenuo, ma non poteva neanche pensare che fosse impossibile trovare una soluzione e che la gente non potesse imparare a vivere insieme. Non è mai mancato a una singola manifestazione per la pace», riporta il New York Times.

MORTO IN OSPEDALE. Ma il 13 ottobre è salito sull’autobus numero 78 di ritorno a casa da un controllo medico ed è stato attaccato. Subito l’hanno trasportato d’urgenza all’ospedale Hadassah Ein Karem, dove medici israeliani e palestinesi collaborano fianco a fianco. Il dottore che ha cercato di salvarlo, Abed Khalaileh, vive in Cisgiordania e l’infermiera palestinese che l’ha accudito ha mandato i suoi figli a scuola da lui. Nonostante tutti i tentativi, dopo due settimane Lakin è morto.

«NON È GIUSTO». «Che cosa ha fatto per meritare una simile punizione?», si è chiesto il medico palestinese dopo la sua morte. «Io qui non faccio politica, non devo giudicare nessuno. Ma vivo con la sensazione che non è giusto, perché dopo tutto chi ha compiuto questo omicidio fa parte del mio popolo». Uno degli attentatori, Bilal Abu Ghanem, operato nello stesso ospedale, si è salvato dopo essere stato ferito dalla polizia israeliana.

FACEBOOK. Mentre era in ospedale, Avni ha scoperto che il secondo attentatore, Bahas Alian, ucciso dalla polizia, aveva preannunciato l’attentato su Facebook. Sotto il suo profilo, centinaia di persone «incoraggiavano altri a seguire il suo esempio e davano precise informazioni su come sventrare una persona, proprio come hanno fatto con mio padre».
Lakin era un amante di Facebook e il logo del suo profilo era rappresentato da due bambini, un israeliano e un palestinese, sotto il famoso logo “Coexist”. «Purtroppo è rimasto vittima dei messaggi che incitano all’odio pubblicati proprio su quei social network che amava».
Il 28 ottobre, giorno del funerale, la cerimonia si è conclusa con le parole che la nipote 16enne, Shachar Boteach, ha rivolto al nonno: «Nonostante quello che ti hanno fatto, sono certa di quello che tu vorresti: che io non provi neanche un briciolo di odio».

@LeoneGrotti

Foto Lakin Ansa/Ap

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