L’Isis si muove indisturbato in Afghanistan e pianifica attentati in Occidente

Il Pentagono ha confermato prove di piani dello Stato islamico per colpire ambasciate, chiese, centri commerciali ed eventi sportivi. Il Paese è ritornato ad essere un “paradiso sicuro” per il terrorismo internazionale

Talebani impegnati in un’operazione contro i militanto dello Stato islamico a Kabul, nel luglio dello scorso anno (foto Ansa)

In meno di due anni l’Afghanistan è ritornato ad essere un “paradiso sicuro” per il terrorismo internazionale, con lo Stato islamico – provincia del Khorasan (Isis-K) che agisce ormai indisturbato nel Paese, pianificando possibili attacchi in Europa, Asia e Stati Uniti. La situazione ha portato a una paradossale “collaborazione” indiretta tra Stati Uniti e talebani. Il gruppo estremista che ha preso il potere nell’agosto 2021 dopo il ritiro delle forze Nato è ormai l’unica forza in grado di contrastare l’ISIS sul campo.

I piani dell’Isis-K per fare attentati in Occidente

Dai documenti secretati diffusi la scorsa settimana sulla piattaforma Discord dal riservista della Guardia nazionale Jack Teixeira (una delle più gravi fughe di notizie di segreti di Stato dai tempi di Julian Assange) il Pentagono ha confermato prove di piani dell’Isis-K per colpire ambasciate, chiese, centri commerciali e anche la Coppa del mondo Fifa disputata lo scorso novembre in Qatar. La valutazione del dipartimento della Difesa Usa, rifiutata ovviamente dal governo non riconosciuto dei talebani, sconfessa definitivamente le tesi su un Afghanistan libero da terroristi usate dall’amministrazione guidata da Joe Biden per portare a conclusione il ritiro dal Paese.

Secondo il quotidiano statunitense Washington Post, che ha visionato i documenti trafugati, il Pentagono ha contato almeno 15 piani orditi dallo Stato islamico per condurre attacchi in varie parti del mondo. “L’Isis ha sviluppato un modello conveniente per le operazioni esterne che si basa su risorse al di fuori dell’Afghanistan, operativi nei paesi bersaglio e vaste reti di facilitazione”, si legge nella valutazione de dipartimento della Difesa Usa. “Il modello consentirà probabilmente all’Isis di superare gli ostacoli, come i servizi di sicurezza competenti, e ridurre alcune tempistiche del piano, riducendo al minimo le opportunità di interruzione”, prosegue la valutazione.

Il rifugio sicuro per l’Isis-K in Afghanistan

Altri rapporti negli stessi documenti rivelano sforzi persistenti da parte dello Stato islamico in altre parti del mondo per ottenere competenze per la creazione di armi chimiche e l’utilizzo di droni aerei, e un piano in cui i sostenitori del gruppo avrebbero dovuto rapire diplomatici iracheni in Belgio o in Francia per poi chiedere in cambio il rilascio di 4.000 militanti imprigionati.

«Isis-K ha goduto di un rifugio sicuro in Afghanistan da quando l’amministrazione Biden si è ritirata 20 mesi fa», ha dichiarato Nathan Sales, coordinatore del Dipartimento di Stato per l’antiterrorismo durante l’amministrazione di Donald Trump. Sebbene le sue campagne abbiano per lo più preso di mira gli afgani, il gruppo “ha l’ambizione di attaccare gli interessi americani nella regione e, in ultima analisi, la stessa patria degli Stati Uniti”, ha affermato Sales, che ha chiesto la formulazione urgente di un piano per attaccare la leadership e le infrastrutture del gruppo.

Il paradosso degli Usa: sperare che i talebani frenino l’Isis

Dall’agosto 2021 Russia, Cina, Iran e Paesi del Golfo (soprattutto gli Emirati Arabi Uniti) hanno avviato relazioni con il regime talebano di Kabul, pur non riconoscendo ufficialmente l’emirato islamico, mentre gli Stati Uniti sono ovviamente “fuori dai giochi”. La situazione è quindi tale che Washington, ma anche i paesi europei, devono paradossalmente contare sui talebani e la loro capacità di contrastare l’espansione dello Stato islamico.
I talebani e l’Isis-K sono storicamente rivali e in questi anni la filiale afgana del famigerato gruppo terroristico fondato da Abu Bakr al Baghdadi ha condotto decine di attentati contro le minoranze etniche, le istituzioni governative nel pieno centro di Kabul e anche contro le forze di sicurezza talebane che hanno tentato di contrastare lo Stato islamico.

“Non vorrei mai dire che abbiamo ipotecato il nostro antiterrorismo a un gruppo come i talebani, ma è un dato di fatto che, operativamente, hanno fatto pressione su Isis-K”, ha affermato un funzionario del dipartimento della Difesa al Washington Post. “In un mondo strano, abbiamo obiettivi reciprocamente vantaggiosi”, ha aggiunto.

L’Afghanistan con i talebani è tornato indietro 20 anni

Il 25 aprile la Casa Bianca ha annunciato che i talebani avrebbero ucciso il leader della cellula dello Stato islamico responsabile dell’attentato suicida all’aeroporto internazionale di Kabul, in Afghanistan, nell’agosto 2021 che ha ucciso 13 soldati statunitensi e ben 170 civili. Tuttavia, al momento sui media dell’Afghanistan non vi è alcuna conferma in merito.

Con la salita al potere dei talebani, l’Afghanistan è stato catapultato indietro di 20 anni. In meno di due anni, i diritti guadagnati dalla popolazione, in particolare dalle donne, sono stati completamente spazzati via. Secondo un recente rapporto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, la produzione economica dell’Afghanistan è crollata del 20,7 per cento nel 2021, rendendo il Paese uno tra i più poveri al mondo con circa l’85 per cento della popolazione che si stima viva al di sotto della soglia di povertà. Le donne sono quelle che hanno pagato il prezzo più caro, oltre alle minoranze religiose, dalla salita al potere dei talebani, perdendo l’accesso all’istruzione, all’occupazione e agli spazi pubblici, nonché ad altre libertà fondamentali come quella di poter uscire senza essere accompagnate da un tutore maschio.

Lo scorso dicembre, i talebani hanno vietato alle donne di lavorare per organizzazioni non governative nazionali ed estere, e il 4 aprile hanno esteso tale divieto anche agli uffici delle Nazioni Unite in tutto il paese in cui lavorano circa 400 donne, la maggioranza afgane. Da quando è stato annunciato il divieto, l’Onu ha ordinato a tutto il personale afgano, uomini e donne, di non presentarsi agli uffici fino a nuovo avviso.

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