Intervista – Elena Paolini ricorda il tocco da plasmatore del padre Roberto

Un ritratto di Roberto Paolini

Martedì 12 maggio alle ore 19.00 inaugura presso la Galleria Bianconi di Milano la mostra Omaggio a Roberto Paolini, dedicata alla poliedrica figura dell’artista e chef Roberto Paolini, che resterà aperta fino al prossimo 16 giugno. Egli era un <<artista del fare>>, come scrive Adriana Polveroni nel testo di presentazione della mostra, <<che con le mani creava autentici capolavori>>, da piatti ingegnosi, a gioielli, che più che altro erano sculture da indossare. Della sua creatività ce ne parla la figlia, Elena Paolini, che risponde alle domande di Tempi.

Se c’è qualcosa che un bravo artista non può mai rinnegare, ma naturalmente assorbire e rielaborare, è la lezione elegante e preziosa dell’arte Rinascimentale. In che modo suo padre Roberto l’ha fatta propria?

Mio padre è stato un’artista poliedrico ed  istintivo al tempo stesso: credo che il suo attingere dai grandi maestri rinascimentali  fosse frutto di una sua particolare sensibilità, come percezione inconsapevole della vibrazione della bellezza in senso lato  e ne sono espressione  le opere in cui il principio della proporzione risulta predominante, nell’uso del metallo e del severo geometrismo.

Nella retrospettiva che aprirà il 12 maggio presso la Galleria Bianconi, saranno presentate una serie di sculture inedite realizzate secondo le precise istruzioni di suo padre. Cos’hanno di peculiare?

Si tratta di  una serie d’autore in edizione limitata che sarà esposta per la prima volta al pubblico in occasione di Expo 2015. Queste opere, che saranno svelate il giorno del vernissage, intendono rappresentare la natura primigenia e creatrice dell’arte. Nel gesto che li ha plasmati è presente la stessa volontà connettiva che ha mosso mio padre e che si rinnova. In mostra presso la Galleria Bianconi con testi di Adriana Polveroni  anche una accurata selezione di opere singole di rigore geometrico e di vitrea trasparenza  e un video d’autore realizzato dando anima agli scatti fotografici dell’artista medesimo.

 Suo padre era un appassionato di cucina. Quanto il tocco plasmatore di gioielli e sculture è riconoscibile nei suoi piatti? Quale era il suo piatto preferito?

Mio padre nutriva la stessa passione per arte e cucina, era un artista ma anche uno chef, giovanissimo già Primo Chef all’Excelsior di Rapallo a fine anni sessanta. La ricerca della curva complessa,  la perfettibilità del risultato e l’uso degli accostamenti materici penso siano gli elementi in cui  è rintracciabile una sinonimia di risultati.

E’ strano a dirsi ma non aveva piatti preferiti: non faceva mistero delle sue ricette, nè delle alchimie delle sue creazioni artistiche. Era poi un’impresa metterle in pratica perché il suo “tocco plasmatore” – come Lei ha ben individuato- in cucina,  come nel suo atelier, faceva la differenza!

@ARTempi_

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