India, sette cristiani innocenti condannati per l’omicidio che ha scatenato i pogrom dell’Orissa

Dopo l'assassinio del leader indù Saraswati 100 cristiani sono stati uccisi, 300 chiese distrutte e 600 villaggi saccheggiati. Ma l'omicidio è stato rivendicato dai maoisti

Un tribunale dell’Orissa ha condannato sette cristiani innocenti per l’omicidio del leader indù Laxamananda Saraswati, che nel 2008 scatenò i pogrom anticristiani durante i quali oltre 600 villaggi vennero saccheggiati, 300 chiese distrutte, 5.600 case bruciate, 54 mila persone restarono sfollate, 38 uccise (100 secondo la Chiesa).

ATTENTATO RIVENDICATO DAI MAOISTI. La sentenza, che sarà pronunciata domani, ha destato lo sdegno della comunità cristiana. Gli uomini condannati, infatti, sono in prigione da cinque anni anche se mancano prove a loro carico e nonostante i maoisti abbiano rivendicato più di una volta la paternità dell’omicidio.

«È VERGOGNOSO». Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), ha dichiarato ad AsiaNews: «È vergognoso che dei padri di famiglia innocenti siano stati sbattuti in carcere per quasi cinque anni e sottoposti a processi farsa per un crimine che non hanno commesso».

CRISTIANI PERSEGUITATI. I cristiani che sono sopravvissuti alle violenze del 2008 ancora oggi vivono in condizioni di grande difficoltà: tanti contadini e operai hanno perso il lavoro e subiscono il boicottaggio della maggioranza indù. Sono almeno 10 mila i cristiani a vivere in veri e propri ghetti.

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