In Sicilia con Crocetta «cambia la storia»? Mica tanto. Deve fare l’inciucio

Il deputato Pdl Osvaldo Napoli spiega perché il prossimo presidente della regione Sicilia non potrà fare altro che seguire le orme del suo predecessore. E il Pdl? «Si è fatto male da solo»

 Con Crocetta «cambia la storia» della Sicilia, come ha detto lui stesso? Nemmeno per sogno. Primo perché il neopresidente della più grande regione a statuto autonomo d’Italia è stato eletto con un misero 13 per cento dei voti di mezza Sicilia (quella che ha votato) mentre l’altra metà è rimasta a casa. Secondo perché non ha una maggioranza e ora sarà costretto, volente o nolente, all’inciucio con Lombardo e Miccichè o con Cancelleri. Il pidiellino Osvaldo Napoli è lucido nella disamina del giorno dopo il voto in Sicilia. E non manca nemmeno di fare un’autocritica al suo partito quando dice che «il centrodestra ha perso per le sue divisioni interne». Ma su una cosa Napoli non ha dubbi: «Occorre ristabilire una dialettica democratica» con una «maggioranza e un’opposizione», pena «consegnare l’antipolitica nelle mani di Grillo».

Qual è il verdetto delle urne in Sicilia?
Il dato più eclatante è l’astensionismo al 53 per cento: ormai è evidente la disaffezione generale nei confronti della politica. E non dimentichiamo che Crocetta diviene presidente con il 13 per cento dei voti complessivi. Il suo è perciò un governo che non rappresenta la società siciliana. Questa è la verità. Probabilmente la gente è stufa della politica e ha dato un segnale forte dicendo che o si cambia oppure la democrazia corre seri rischi dal punto di vista della partecipazione. E questo è il problema.

Ma gli elettori si sono espressi: ora chi governa?
Mi ascolti: guardi che qui non ha vinto nessuno. Il Pd ha preso il 6 per cento dei voti e l’Udc il 2 per cento. Lo stesso Crocetta ha ammesso che non c’è una maggioranza e che dovrà conquistarsela di volta in volta, provvedimento su provvedimento. Se però facciamo bene i calcoli notiamo che il centrodestra ha preso il maggior numero di voti. Miccichè, infatti, piaccia o non piaccia, fino all’altro ieri era ancora nel centrodestra. E Miccichè insieme a Musumeci fanno il 40 per cento dei voti espressi contro il 30 di Pd e Udc. Purtroppo il centrodestra ha perso per le sue divisioni interne.

Non mi ha risposto però: ora chi governa?
Bisognerà fare delle alleanze e Crocetta questo lo sa. Come sa anche che Grillo non si accontenterà di alleanze: Grillo non si fermerà. Per questo Crocetta sarà costretto a governare con gli stessi di prima: ci saranno il Pd, l’Udc e una parte dei lombardiani. Ci sarà anche Miccichè? Questo io proprio non glielo so dire. Ma sono certo che il nuovo governo sarà una continuazione di quanto già visto in passato. Avremo una maggioranza tale e quale a quella di prima in termini di offerta politica, la stessa con cui il Pd ha già convissuto fino ad ora. Solo che questa volta sarà una maggioranza anomala perché dovrà vivere di giorno in giorno di compromessi.

Che fare allora?
Bisogna restituire alla politica il suo ruolo. In democrazia, anche quando si dice no, ci vogliono sempre una maggioranza e un’opposizione. Occorre ristabilire una dialettica democratica. E in questa dialettica si trova anche Grillo. I partiti non possono permettersi di consegnare l’antipolitica nelle sue mani.

Cosa si aspetta dal nuovo presidente?
Mi auguro che Crocetta amministri bene la Sicilia e che dia un taglio all’assistenzialismo dello Stato centrale. È ora di dire basta ai 26 mila dipendenti della regione (a fronte dei 2700 del Piemonte) e di fermare i contributi per lo sforamento del patto di stabilità, circa un milione di euro che lo Stato ha dato alla Sicilia. Spero che Crocetta sappia voltare pagina senza caricare sulle spalle degli italiani le problematiche della Sicilia. Ma non credo che ce la farà.

Come vede il Pdl, dopo ieri?
Il Pdl si è fatto male da solo: dodici ore prima delle elezioni alcuni suoi esponenti dichiaravano che Angelino Alfano, il coordinatore nazionale, oltretutto siciliano, avrebbe dovuto dimettersi e che il Pdl non esisteva più. Mi spiega perché mai un elettore del Pdl avrebbe dovuto votarlo se davvero non esisteva più? Ma a questo punto bisogna guardare anche il futuro: ben vengano le primarie, purché siano una cosa seria e che consentano la scelta di una leadership del partito nuova e forte.

@Rigaz1

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