In nome dell’uguaglianza, la legge sull’incesto è cieca e sorda alla realtà

Arriva alla Camera una legge che creerà una mentalità per cui l'incesto apparirà «una pratica meno perversa, meno infame, in via di depenalizzazione». Critiche bipartisan

Parla di un legislatore «cieco e sordo alla realtà», quello che «in nome dell’uguaglianza» dei figli provoca «micidiali disuguaglianze nella vita» di quelli nati dall’incesto. Così Isabella Bossi Fedrigotti scrive sul Corriere della Sera a proposito della norma, modificata e passata al Senato e da oggi al vaglio della Camera, che permette il riconoscimento dei figli nati da incesto in nome di presunti diritti di uguaglianza. Continua Fedrigotti: «Verrebbero inevitabilmente messi al corrente delle scabrose vicende familiari che hanno portato alla loro nascita». Di più, perché la legge creerà una mentalità per cui l’incesto apparirà «una pratica meno perversa, meno infame, in via di depenalizzazione».

LA SCOPERTA. Ad accorgersi dell’articolo, passato sotto silenzio, era stato a luglio il Forum delle associazioni familiari che riunisce circa 50 organizzazioni. Francesco Belletti, presidente del Forum, aveva spiegato a tempi.it «lo sgomento provato appena letto il testo del ddl: da sempre, per tutelare i figli, la giurisprudenza ha tutelato i vincoli familiari. Ora siamo passati all’esatto opposto. Ma come si fa a pensare che per tutelare i figli si debbano scardinare i vincoli familiari? Sono questi che ne proteggono i diritti».

CRITICHE DELLE ASSOCIAZIONI.  Alla denuncia hanno fatto seguito quelle di tantissime associazioni che si occupano della tutela dei minori tra cui l’Unicef, Telefono azzurro, il gruppo Abele, Gabbianella, Ciai e Cna. Contro una norma che rischia di «perpetuare tra le generazioni la violenza e la sua pubblica tollerabilità», mentre il codice penale prevede la reclusione per una tale violenza sui figli.
Le critiche sono giunte dai diversi schieramenti politici. Paola Binetti (Udc) ha sottolineato la contraddizione della nuova norma con l’impianto di una legge che è fatta per garantire i diritti dei figli. Binetti ha sottolineato che non c’è interesse che possa essere maggiore di quello di un bambino di non «vedere certificata apertamente in questo modo la propria origine incestuosa». Con Alfredo Mantovano, primo firmatario, anche alcuni deputati del Pdl, fra cui Pagano, Toccafondi, Biava, Landolfi, Saltamartini, hanno depositato alcuni emendamenti volti a correggere il testo per evitare tale riconoscimento, sottolineando anche il parere negativo dei giudici minorili. Non a caso un dubbio di costituzionalità è stato presentato anche da Federico Palomba, capogruppo Idv in commissione Giustizia, che dopo 18 anni di servizio come giudice minorile ha detto: «Se ci mettiamo dal punto di vista del diritto del bambino, non possiamo dire che il riconoscimento, che è un atto di imposizione unilaterale del padre-nonno o del padre-zio, comunque abusante della mamma, sia un atto nell’interesse del bambino».

@frigeriobenedet

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