Immigrazione. La «cecità della sinistra» che regala «milioni di voti a Salvini»

Il sociologo Luca Ricolfi spiega gli errori del Pd: «La mente progressista è così chiusa da tacciare di disumanità chiunque chieda più rigore sul fronte degli sbarchi»

«Il governo gialloverde potrebbe durare anche cinque anni, perché l’ebbrezza del potere è un formidabile antidoto alle tentazioni di tornare al voto. Inoltre, la cecità della sinistra sul problema migratorio è sufficiente a tenere saldamente attaccati al carro di Matteo Salvini e Luigi Di Maio un pacchetto di milioni di voti». È quanto dichiara oggi a Libero il sociologo Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati all’università di Torino.

«LA MENTE PROGRESSISTA È TROPPO CHIUSA»

Il presidente della Fondazione David Hume spiega «l’incomprensione di fondo» che si è creata sul problema migratorio e che permette a Salvini di guadagnare voti su voti:

«La gente non ne può più dei sottili distinguo delle forze più responsabili. Può dispiacere a qualcuno (a me dispiace, ad esempio), ma lo capisco: la realtà è che la linea umanitaria delle opposizioni viene percepita come una resa al ricatto dei naufragi. Tutti usiamo un doppio registro, personale e politico: sul piano personale posso avere il massimo di benevolenza verso gli stranieri che entrano nella mia vita, ma sul piano politico penso che in Italia si debba poter entrare solo legalmente. Non c’è contraddizione fra l’umanità davanti al fatto compiuto dello straniero che mi trovo davanti, e il rigore che pretendo dal governo per gestire i casi futuri. Purtroppo la mente progressista è così chiusa che non riesce a cogliere questa basilare distinzione. Questa chiusura, a sua volta, fa sì che la domanda di rigore venga sistematicamente tacciata di disumanità, come se chi pretende la fine degli sbarchi fosse pronto a lasciar annegare un naufrago».

Secondo Ricolfi, pur essendo un «magnete che ruba voti a tutti, anche ai Cinquestelle», Salvini sta esaurendo il suo bacino elettorale e difficilmente andrà oltre il 35%. Nonostante stiano arretrando nei sondaggi, però, i grillini «faranno tutto quel che risulterà necessario per non far cadere il governo».

IL GOVERNO POTREBBE INCRINARSI

L’esecutivo sembra saldo, nonostante la recessione tecnica, ma potrebbe anche incrinarsi:

«Se siamo in recessione non è colpa dell’attuale governo, ma tutto fa pensare che ci resteremo più a lungo del necessario proprio per la scellerata politica economica di questo esecutivo, che si preoccupa moltissimo di aumentare il consenso (quota 100 e reddito di cittadinanza) ma non spinge la crescita (pochi investimenti, pochissima flat tax). Uno scenario possibile è che, con l’arretramento del Pil e dell’occupazione, la Lega cominci a pagare un prezzo per non aver varato la flat tax, e piuttosto che continuare a perdere consensi preferisca tentare l’avventura elettorale, trascinando nell’impresa Berlusconi e Meloni».

«CALENDA È BRAVO MA FA UN ERRORE»

Infine, Ricolfi parla del suo fronte politico, quello della sinistra, completamente allo sbando:

«Se la crisi della sinistra fosse che è andata troppo a destra, Leu avrebbe preso una vagonata di voti. Il problema della sinistra è che non capisce che, se vuole rappresentare i ceti popolari, le periferie, gli esclusi, deve dargli esattamente quel che gli promettono Lega e Cinque Stelle: più sicurezza, meno immigrazione, più welfare. Carlo Calenda ha proposto a tutti gli europeisti di confluire in un’unica lista alle Europee: uno sbaglio enorme. Fatto nel 2019, un fronte degli oppositori di questo governo nazional-populista sarebbe semplicemente un fronte anti-popolare. Una vera catastrofe comunicativa. Calenda è un politico serio e per come la vedo io, il suo errore è molto semplice: crede che il problema sia salvare il Pd, non arricchire in modo sostanziale l’offerta politica del campo progressista, mettendo sul mercato elettorale marchi chiaramente distinti dal Pd. Se Calenda trova il coraggio di fare un suo partito, lo voto subito, se fa un restyling del Pd tanti saluti».

Foto Ansa

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