Il Venerdì santo di Parigi, la corona di Notre Dame e Péguy

L'arcivescovo Michel Aupetit entra nella cattedrale blindata per mostrare la reliquia salvata dall'incendio. E ricordare, con le parole dei giganti della cristianità, il trionfo di Cristo in Croce

“C’erano fumo e cascate di fuoco che cadevano dall’alto. Quando temevamo crollasse tutto, ho benedetto la cattedrale”. Così Jean-Marc Fournier, il sacerdote cappellano dei pompieri di Parigi si era fatto inghiottire dalla cattedrale di Notre Dame in fiamme la sera del 15 aprile, “due cose mi sono sembrate essenziali da compiere immediatamente: salvare quel tesoro inestimabile che è la corona di spine e poi salvare Gesù presente nel Santissimo Sacramento”. Tutto il mondo, aveva raccontato in una intervista a Kto (qui una nostra traduzione), “può capire che la Corona di spine è una reliquia assolutamente unica e straordinaria. E il Santissimo Sacramento è la presenza del Signore con il suo corpo, la sua anima, la sua divinità e la sua umanità: capite che è delicato vedere qualcuno che si ama perire tra le fiamme”. E Jean-Marc Fournier li aveva salvati.

LA CORONA E L’ARCIVESCOVO

Conservata all’interno di un contenitore di vetro e oro fatto realizzare da Napoleone, la corona di spine di Notre Dame viene esposta ai fedeli tutti i venerdì di Quaresima: non poteva passare inosservato il suo recupero proprio all’inizio della Settimana Santa dello scorso anno. La reliquia fu portata a Parigi da Gerusalemme e riposta in una cappella costruita appositamente per la sua conservazione, ed proprio nel cuore della cattedrale che l’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit ha deciso di tornare questo Venerdì Santo: a porte chiuse, ma chiamando a raccolta tutta la Francia, per venerare la Sacra corona insieme ai fedeli.

COME MARIA AI PIEDI DELLA CROCE

Avrebbe voluto portarla in giro in processione per Parigi, ma le misure di contenimento che blindano la città dal 17 marzo (ad oggi oltre 100 mila contagiati e 8.900 vittime secondo la Johns Hopkins University) e al momento in vigore fino al 15 aprile (anniversario dell’incendio di Notre Dame), lo hanno reso impossibile. “Quando Maria è ai piedi della Croce sa che dal male più assoluto Dio può trarre un bene molto più grande”, ha ricordato l’arcivescovo durante una conferenza stampa online il 7 aprile spiegando di non leggere nessun collegamento particolare tra l’incendio della cattedrale o l’epidemia di Covid-19, ma, “d’altra parte, so che Dio può trarre molto più dalla sventura che ci colpisce”.

LE VOCI DI PÉGUY E CLAUDEL

L’arcivescovo Aupetit condurrà la meditazione sulla Passione di Cristo in basilica, a pochi passi dalla Pietà, accompagnato da monsignor Patrick Chauvet, rettore di Notre-Dame e dal vescovo ausiliare Denis Jachiet. Il suo gesto unirà i cristiani di tutto il paese che potranno seguirlo via radio o tv alle 11.30 locali, ascoltando le parole di Charles Péguy, Paul Claudel, Marie – Noël e Santa Teresa di Calcutta, testi letti dagli attori francesi Philippe Torreton e Judith Chemla, accompagnati dal violino di Renaud Capuçon.

IL VIRUS E LA SPERANZA

Parole da una cattedrale distrutta, ma che ancora vive, parole che si levano nei giorni in cui si accompagna Cristo alla resurrezione e al trionfo sulla morte, ha spiegato l’arcivescovo, deciso a entrare a Notre Dame per ridestare e ricordare la speranza in giorni “in cui siamo particolarmente colpiti dal coronavirus che semina angoscia, morte e paralisi nel nostro paese”: “La vita è più forte della morte”.

Foto Ansa

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