“Il suicidio assistito e il suicidio dell’Occidente”

Cronaca del convegno di Milano con Binetti, Bressan, Caliendo, Cesana, Invernizzi, Menorello, Palmieri. Per ragionare del progetto di legge in discussione al Senato

“Il suicidio assistito e il suicidio dell’Occidente”, questo è il titolo dato ad un incontro/convegno tenutosi a Milano il 14 maggio e organizzato da Alleanza Cattolica, Esserci, NONNI2.0 e Sintesi politica, sotto l’egida dell’agenda pubblica “Ditelo sui Tetti”, di evangelica memoria.

Infatti, all’inizio Domenico Menorello ha spiegato che, di fronte al “cambiamento d’epoca” con tutte le conseguenze che ne sono derivate, «si avverte l’urgenza di un passo diverso per l’impegno pubblico dei cattolici, che non può continuare a replicare schemi in uso prima della caduta di ogni simulacro di una comune koinè sociale». Per cui «ai cattolici tocca innanzi tutto un giudizio pubblico che spieghi e renda chiara la sfida antropologica che oramai si gioca anche attraverso le leve della politica, della legislazione e del diritto».

In questa direzione «molti laici e molte associazioni intendono tornare a parlare il linguaggio della ragione e del cuore apertamente, “pubblicamente”, dando corpo ad un nuovo luogo del pre-politico, in cui vi sia spazio per un dialogo con tutti e per proposte sulle ragioni di prospettate decisioni politiche e normative».

Grazie al lavoro paziente dello stesso Menorello, circa 90 associazioni, grandi e piccole, si sono già unite nella rete da lui prospettata: tra queste, appunto, anche la associazioni che hanno organizzato l’incontro, il cui scopo era quello di ribadire i vari aspetti per i quali non si può non dire “sì” alla vita e non si può non dire “no” al diritto al suicidio, anche se prospettato con le parole edulcorate e fintamente buoniste contenute nel progetto di legge che ora si trova in discussione al Senato, dopo essere stato approvato a larga maggioranza dalla Camera dei deputati (in Senato i numeri sono diversi e non è escluso che possa accadere qualche cosa di nuovo).

Autonomia e indipendenza?

Il professor Giancarlo Cesana ha affrontato il tema dal punto antropologico più profondo: «Non giudico, cioè non condanno, chi per troppo dolore e disabilità rinuncia alla vita. Dico solo che non mi consola e non mi tranquillizza. C’è assai poca vittoria da celebrare e tanto meno diritto. Diritto di che? Di scomparire, di eliminare la sofferenza a prezzo di se stessi? E questa sarebbe autonomia e indipendenza? In realtà è la resa di una creatura, che, non facendosi da sé, quando la vita appare definitivamente insopportabile, non può cambiarla, ma solo togliersela». In una breve replica successiva, lo stesso Cesana ha allargato l’orizzonte del problema, ricordando che tutto questo “cambiamento” è avvenuto perché è venuto meno il cristianesimo, per cui il vero problema di fondo rimane quello di un annuncio che renda affascinante l’esperienza di Cristo.

Persone accanto alla vita

Mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale dell’Arcidiocesi di Milano, ha riproposto, con molta chiarezza, il giudizio che la Chiesa ha su questo problema, sulla base di quanto contenuto nel documento Samaritanus Bonus. Siamo stati autorevolmente confermati nell’evidenza che il suicidio assistito nega la logica del legame indispensabile per ogni vita e che difendere il diritto alla vita significa anche sostenere le domande più essenziali nei momenti più difficili. Durante il Covid tutti hanno sostenuto la preoccupazione di tutelare sempre e comunque la salute e la vita e lì si è capito quale sia l’alternativa vera di fronte alla malattia: davanti al malato possono stare dei banali funzionari oppure persone che lo amano e lo servono. “Noi abbiamo bisogno di questo: di persone che stanno accanto alla vita”.

Palmieri, Binetti, Caliendo

Efficace come al solito, poi, l’intervento dell’onorevole Antonio Palmieri, che ha raccontato ciò che è avvenuto nel dibattito alla Camera dei Deputati, dove i partiti della sinistra si sono dimostrati assolutamente impermeabili ad ogni possibilità di mettere in discussione un testo che, tra l’altro, è stato peggiorato rispetto a quanto previsto in origine. Questo aspetto è stato illustrato in modo molto puntuale dal senatore Giacomo Caliendo, che ha dimostrato come il progetto di legge fosse nato, almeno a parole, per dare attuazione ai criteri elencati dalla Corte Costituzionale in occasione del caso Cappato, ma che poi tali criteri sono stati fortemente ampliati, tanto da far ritenere incostituzionale la legge stessa , qualora fosse approvata. La battaglia in Senato contro tale legge è stata poi confermata dalla senatrice Paola Binetti, la quale, con il solito ardore, ha illustrato la vera alternativa all’eutanasia ed al suicidio assistito, costituita dal potenziamento delle cure palliative, che sono già previste per legge, ma che non vengono finanziate da oramai molti anni (da quegli stessi che ora vogliono il suicidio assistito).

Fine naturale

Il convegno si è chiuso con una importante sottolineatura di Marco Invernizzi, che ha fatto capire come il problema costituito da questo progetto di legge non è casuale, ma si inserisce in un più ampio progetto, che investe l’intero Occidente (soprattutto) e che tende a capovolgere ogni evidenza relativa alla realtà dell’uomo e della donna. È importante capire che l’impegno contro questa legge, in realtà, è l’impegno a riaffermare il valore e la tutela di ogni persona umana, dal concepimento alla fine naturale della vita.

A questo proposito, la legge di cui si parla è costretta ad una miserevole bugia, quando, all’articolo 5.11, con parole ipocrite e sdolcinate scrive: «Il decesso a seguito di morte volontaria medicalmente assistita è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge».

Forti della nostra visione positiva della vita e certi che ci attende un destino buono, noi cristiani, in piena coscienza, non possiamo sottrarci alla responsabilità di testimoniare che la vita deve essere condivisa e aiutata, senza rassegnarci che essa possa essere deliberatamente annullata. È in gioco un’intera civiltà.

Foto Ansa

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