Il ritorno in campo di Berlusconi e «quel filo di logica che non si trova»

Si susseguono gli interventi sulla stampa nazionale di chi frena gli entusiasmi per il ritorno in campo del Cavaliere: Marco Tarquinio, Giuliano Ferrara e, oggi, Luca Ricolfi

Luca Ricolfi scrive oggi su La Stampa che il ritorno in campo di Berlusconi ci porterà a rivedere un «film già visto: il leader del centro-destra che pensa agli affari suoi, e la sinistra che, a modo suo e suo malgrado finisce per fare la stessa cosa». Berlusconi, «riportando 100 0 200 fedelissimi in Parlamento, penserà a difendere le sue aziende dal fallimento e se stesso dal carcere». Bersani, invece, portando in aula un drappello di «300 o 400 uomini e donne a lui più o meno fedeli, sarà costretto ad occuparsi a tempo pieno degli affari interni del centro-sinistra: come tener buona la Cgil, come agganciare Casini, come non farlo litigare con Vendola».

«Affari economico-giudiziari da un parte, affari politico-parlamentari dall’altra», insomma. Ma con una questione di fondo non detta e non risolta: «Tutti sono bravi a criticare Monti, ma nessuno lo fa dicendo che – al posto di Monti – avrebbe fatto scelte più coraggiose. Sia la destra sia la sinistra, se fossero state al posto di Monti, avrebbero fatto meno, non di più di lui. La destra ci avrebbe regalato un po’ meno tasse e più deficit pubblico. La sinistra ancora più tasse e più spesa».

Resta il fatto che, secondo Ricolfi, «Monti ha fatto molto di meno di quello che ci si sarebbe aspettati»: «Ha ritenuto che il problema numero uno dell’Italia fosse ridurre il deficit dei conti dello Stato e che l’unico mezzo per farlo fosse aumentare le tasse». Ma così facendo ha ottenuto l’effetto che, «nel giro di un anno, le famiglie in difficoltà, quelle che non arrivano alla fine del mese, sono quasi raddoppiate: erano il 16% nel novembre 2011, oggi sono il 30%».

PERPLESSO ANCHE L’ELEFANTINO. Il «ritorno del dinosauro», secondo Giuliano Ferrara, che ne ha scritto domenica su Il Giornale, ha come unico obiettivo quello di contrastare il «partito che si appresta a gareggiare per vincere» alle prossime elezioni come da vent’anni a questa parte, ossia quello «dei magistrati conservatori e politicizzati, dei sindacati conservatori e difensori dello status quo», «la coalizione della retorica inautentica, del finto inseguimento umanitario e solidale della condizione umana debole e non garantita», «la coalizione dei media che tradiscono la loro funzione parteggiando senza dirlo, senza farsi riconoscere, senza un discorso impegnativo di verità sul Paese e sul mondo». Un obiettivo condiviso da Ferrara e che lo porta a «stare dalla parte di una scelta che politicamente giudico insensata». Ma che non gli impedisce di constatare come «quel che è iniziato nel caos non può che continuare e finire nel caos». «Spero sempre che in certe mattane scorra il filo di una logica e un ésprit de finesse, che lo si veda bene o no è un altro discorso», dice infatti l’Elefantino. Ma quel filo di logica «qui non lo trovo».

«SACRIFICA I SACRIFICI DI TUTTI». «Peserà, eccome se peserà». È lapidario il commento che il direttore de l’Avvenire Marco Tarquinio, anticipando in qualche modo le considerazioni di oggi del presidente della Cei Angelo Bagnasco,  ha riservato alla «decisione di pre-disimpegno assunta dal Pdl», e annunciata dal suo segretario Angelino Alfano, nei confronti dell’esecutivo guidato da Mario Monti, per il quale ormai è iniziato il conto alla rovescia, in attesa delle sue dimissioni prima di Natale. Una decisione conseguente all’ormai imminente ritorno in campo di Berlsuconi.

«Una decisione dirompente e senza vero motivo – continua l’editoriale di Tarquinio – ma non inattesa perché è lo specchio purtroppo fedele delle convulsioni antigovernative […] che hanno accompagnato il ritorno in scena di Silvio Berlusconi». Mentre così bene invece aveva fatto il Cavaliere, quando aveva deciso per il «passo indietro che era, e rimane, la scelta più generosa e assennata per l’onorevole Berlusconi e per l’Italia».

Un cambio di rotta, insomma, che secondo Tarquinio, mette a repentaglio i «grandi sacrifici» fatti dagli italiani, sacrifici fatti «a iosa in questo anno di severa e sobria “cura Monti”». Una «mossa destabilizzatrice», dunque, quella «decisa dal partito di Angelino Alfano, che il Cavaliere è tornato a reclamare come suo», e «che ha già cominciato a sacrificare i sacrifici di tutti».

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