“Il No profit deve pagare l’Imu perché ce lo chiede l’Europa”. Ma l’Europa non lo sa

Intervista dell'europarlamentare Patrizia Toia a Vita: «Al contrario stiamo ragionando su come proteggere le specificità europee nei confronti degli altri Stati al di là della normativa sulla concorrenza»

“Imu e Iva al non profit, l’Europa non c’entra nulla”. Detta così – con il titolo scelto dal sito del magazine del No profit Vita -, in effetti, è una notizia. Ieri Stefano Arduini di Vita ha intervistato Patrizia Toia, europarlamentare di sinistra e membro della Commissione Occupazione e Affari Sociali, che ha detto, per quanto riguarda la tassazione alle non profit, che «non c’è nessuna caccia alle streghe, al contrario».

Vita scrive che, quando si parla di Imu per il No profit, il ritornello più frequente è sentirsi dire che dobbiamo farlo perché “ce lo chiede l’Europa”. Ma secondo Toia, questo non sarebbe così vero. Dice l’europarlamentare che da Bruxelles e Strasburgo non è arrivata nessuna sollecitazione a modificare la fiscalità del non profit italiano. «Al contrario stiamo ragionando su come proteggere le specificità europee nei confronti degli altri Stati al di là della normativa sulla concorrenza». Il confronto è ancora aperto: «Più che di procedure di infrazione il confronto è aperto a 360 gradi su come “proteggere” le specificità europee nei confronti degli stati del resto del mondo. Di fatto è un superamento sostanziale della libera concorrenza come unico principio ispiratore della regolamentazione europea. Tanto è vero che sui temi che più ci stanno a cuore si parla sempre di più di impresa sociale».

La situazione è ancora nebulosa e, dice Toia, «qui da noi il dubbio regna sovrano. L’Europa si deve chiarire le idee. Nessuna decisione è stata presa».

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