Il Mottarone e Pasolini. C’è un’alternativa alla caccia al colpevole e alla disperazione?

Disse il grande scrittore riflettendo sulla tragedia di Brema del 1966: «Morendo così inesorabilmente, senza ragione, così con tanta meccanica brutalità, che cosa hanno voluto dire questi giovani a noi che sopravviviamo a loro?»

Apprendo con ritardo, qui a ridosso del lago di Sevan, della tragedia della funivia che congiunge il lago Maggiore con il Mottarone. Per noi molokani, che a causa mia sono affezionati all’Italia, è stato motivo di una preghiera e di una domanda che si associa e ingrandisce quella davanti alla ingiusta morte di 5 mila tra soldati e civili armeni (2.800 gli azeri caduti) nella guerra di invasione del Nagorno-Karabakh del settembre scorso.

La domanda “di chi è la colpa?” (a proposito dell’attacco da noi subito non abbiamo dubbi: gli aggressori tutto il mondo sa chi siano; quanto alle quattordici vittime di Stresa, nessuno incolpa la fatalità, ci sono certo responsabili) è stata surclassata da un’altra. Perché loro e non altri? Perché si sono trovati a quell’ora all’appuntamento con il massimale o con quel cavo spezzato?

Mi ha colpito un titolo del Messaggero: “Funivia, ipotesi errore umano”. E se invece fosse un errore divino? Un tremendo...

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