Il foglietto – Come topi nel cacio

I doveri del governo, certo. Ma che ne è delle altre forze interessate al bene del paese?

Pubblichiamo l’articolo del numero 43 di Tempi a firma di Lodovico Festa

 

Improvvisamente il festival di topini, toponi e topette in cerca di fettine di formaggio, solertemente impegnato a usare “lo straniero” per colpire Silvio Berlusconi, si è reso conto di come alcuni atteggiamenti provocassero guai a tutti, anche agli aspiranti approfittatori. E così il Corriere della Sera ha moderato la linea. Pierferdinando Casini si è smarcato dalle posizioni più antinazionali. Forse Emma Marcegaglia si renderà conto che la sua agitazione nevrotica, in previsione di una prossima uscita di scena senza gloria, va in qualche modo governata. Certo, chi usa per fini personali una qualche subordinazione nazionale segue un’impostazione ben collaudata nella storia. Ludovico il Moro ne fu esponente classico chiamando i francesi in Italia per contrastare veneziani e fiorentini, e assicurando così un paio di secoli di domini franco-spagnolo-austriaci sull’Italia.

 

Ma alla fine centocinquanta anni di unità nazionale aiutano, e di fronte ai comportamenti più sfrontati c’è ancora una reazione se non di responsabilità almeno di pudore. Al di là di quello che può e deve fare il governo, sarebbe opportuno che entrassero in campo quelle forze (imprenditori con senso della comunità, sindacalisti riformisti, organizzazioni del lavoro autonomo, cultura della responsabilità) che sono interessate alle soluzioni concrete delle questioni concrete, per favorire un confronto con esecutivo e opposizioni costruttive, efficace e non strumentale a poterini e poteroni, ambizioncelle e ambizioncione.

Exit mobile version