Il crollo del ponte Morandi e il destino

Un filo lega i nostri destini, non siamo in grado di darci nemmeno un giorno in più, dipendenti, fatti. E allora per loro la nostra vacanza diventi pellegrinaggio, la preghiera ci sia compagna



Una nostra lettrice ci ha inviato questo testo, suscitatole dalla tragedia accaduta a Genova dove ieri è crollato il ponte Morandi. Almeno una ventina di vittime tra cui un bambino di dieci anni.
Si parte, finalmente!
Il navigatore suggerisce di passare per Genova, strada più sicura, quella per Bologna è ancora devastata dalla terribile esplosione del tir. Ma Genova è più lunga e poi tutti quei cavalcavia, inquietanti, soprattutto con il cattivo tempo. Vada per Bologna.
E così il destino si compie, anche attraverso una scelta banale, che per altri oggi è stata diversa, invevitabile.
E noi sulla via per le vacanze, come da programma, incontro alla spensieratezza agognata da mesi, inconsapevoli, quasi come se dipendesse da noi.
Di colpo la realtà squarcia il velo della nostra illusione: il ponte Morandi è crollato. Un fatto, crudo, inspiegabile, imprevedibile, inconcepibile. Un destino diverso, oggi, per altri, innocenti, come noi.
Tanti avranno di che ringraziare, perché avrebbero potuto essere lì, dove non si doveva essere. E il pensiero, il cuore vanno a quanti si sono trovati a precipitare verso il compimento del loro cammino, senza preavviso, senza prepararcisi, senza avere il tempo di dire, di guardare i propri cari. Storie recise, senza giustizia. Eppure accade anche così. E allora il dolore sovrasta ancora di più chi resta. Quel dolore non può esserci estraneo. Un filo lega i nostri destini, non siamo in grado di darci nemmeno un giorno in più, dipendenti, fatti. Solo la fiducia che Chi ci ha voluti è Amore può farci convivere con la vertigine della nostra finitezza. Solo la forza della preghiera supera la nostra impotenza. E allora per loro la nostra vacanza diventi pellegrinaggio, la preghiera ci sia compagna, l’affidarsi sia la condizione del cuore.
Una profonda gratitudine e fierezza dell’essere uomo suscitano gli alacri soccorritori, la catena di solidarietà di chi si sacrifica per dare concretezza alla pietà umana.
Foto Ansa
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