Il braccialetto di Gates che scopre gli alunni annoiati «è ridicolo»

Il fondatore di Microsoft finanzia un progetto che dovrebbe rivelare le abilità professionali dei docenti misurando la «risposta galvanica epidermica» degli studenti. «Ma crescita e conoscenza sono inconcepibili all'infuori di un rapporto umano»

Come si fa a capire se un insegnante è capace di appassionare i suoi studenti oppure se li annoia? Negli Stati Uniti si discute molto del cosiddetto “braccialetto hi tech”, un dispositivo che, legato intorno al polso degli studenti, sarebbe in grado di misurarne gli impulsi elettrici e così determinare il loro grado di attenzione. Nel progetto crede fermamente il fondatore di Microsoft Bill Gates che, tramite una delle sue attività filantropiche, ha investito ben 335 milioni di dollari nel “New Teacher Project”. La Clemson University – in cambio di una generosa donazione– ha accettato di avviare una sperimentazione sui propri alunni, che diverranno così le “cavie” per misurare «la risposta galvanica epidermica». In sostanza, saranno gli impulsi trasmessi dalla pelle al braccialetto a dirci lo stato emotivo degli studenti e, di conseguenza, a darci un’indicazione sulle capacità professionali del docente.
Tempi.it ha scelto di parlare della questione con Daniele Gomarasca, preside del Liceo Scientifico al collegio Guastalla di Monza.

Professore, basta la «risposta galvanica epidermica» per determinare la bontà di un insegnante? Cosa significa per lei educare?
Innanzitutto sono sconcertato dall’immediata e insensata traduzione numerica che vige in questi tempi di tutto ciò che di grande vi è nell’uomo. Il numero non restituisce il compito che padri, insegnanti, educatori, fin dall’inizio della storia, si sono presi sulle spalle, cioè di far percorrere ai propri figli una strada di confronto. La tendenza più prepotente nell’animo dei giovani è quella di credersi soli davanti all’indeterminatezza del mondo, tendenza che va invece estirpata guidandoli ogni giorno nella lettura dei Classici come nelle difficoltà della vita e indirizzandoli verso un paragone personale critico con la tradizione e con la cultura antica. Il grado di coinvolgimento che i ragazzi esprimono non è mai simulato – gli sbadigli della quinta ora non posso ritenersi una performance teatrale – e deve venir guardato dal professore come primo metro di giudizio sul proprio lavoro.

Qual è, quindi, il limite del braccialetto?
Le macchine non tengono conto del contesto in cui si inserisce la lezione e non credo ci sia bisogno di un braccialetto per capire se un professore sia capace di spiegare o meno. Ancor prima che sconvolgente, è ridicolo voler affidare un aspetto così prettamente umano ad una misurazione meccanica.

In che prospettiva si deve leggere la libertà lasciata all’insegnante nel suo lavoro?
Il grado di libertà dell’insegnante si evidenzia nella sua capacità di educare il ragazzo. Non si richiede un consenso acritico o di istintiva imitazione, ma, al contrario, si dota lo studente di strumenti in base ai quali possa prendere consapevolmente in considerazione i suoi desideri, fino alla conoscenza della propria identità, vertice dell’insegnamento del docente. Una scuola potrà ritenersi libera solo se sarà in grado di esaltare la libertà del ragazzo, grazie ai rapporti di reciproca fiducia instauratisi nell’ambiente scolastico, grazie agli scontri in cui inevitabilmente si incorre nel cammino educativo. Quella del braccialetto è solo un’assurda precauzione, pensata da chi ritiene, in questo modo, di cautelarsi davanti alla crescita dei giovani. Ma crescita e conoscenza sono inconcepibili all’infuori di un rapporto tra uomo e uomo.

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