I referendum sulla giustizia spiegati con “Zabriskie Point”

Un po’ come i due ragazzi del film di Antonioni, l’Italia necessita di ritrovarsi al saltare per aria di una impalcatura di potere che da trent’anni trattiene tutti sulla soglia del deserto

Per instradare il lettore verso gli argomenti che mi hanno fatto mobilitare nella raccolta di firme a sostegno dei sei referendum sulla giustizia nonostante le buone obiezioni del mio amico giudice Alfredo Mantovano e la pubblica ammenda del mio amico direttore (il quale confessò di averli abbracciati in modo «troppo precipitoso e istintivo»), rimando all’ultima scena di un film capolavoro di Michelangelo Antonioni: Zabriskie Point. Qualunque cosa significhi quell’opera di lontano 1970 e quella sua scena finale nella quale un fortilizio del benessere – una villa costruita nel deserto – salta per aria e riesplode al rallentatore una decina di volte, ripresa sotto l’occhio di 17 telecamere e circonfusa dalla musica dei Pink Floyd, essa è quel che è, non c’è niente di cui lambiccarsi, sic transeat gloria mundi.

Ecco, i sei referendum servono essenzialmente ad affrettare il transito della (fin troppa) gloria con cui i professionisti della giu...

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