I Maya annunciano la fine del mondo il 21 dicembre 2012, ma solo per gli italiani

La penisola dello Yucatan presa d'assalto da turisti a caccia di rovine e profezie Maya sulla fine del mondo. Cosa accadrà davvero il prossimo 21 dicembre? La verità l'ha scoperta Tempi.it in un lungo viaggio tra i siti archeologici più frequentati del momento, soprattutto tra gli italiani

Raul ha 42 anni, è un simpatico messicano che da un decennio fa la guida turistica. L’agenzia viaggi per cui lavora è specializzata in “tour riservati a turisti italiani”, per questo Raul parla benissimo la nostra lingua, anche se in Italia non c’è stato mai: «Ma un giorno magari, quando andrò in pensione, verrò a vedere Roma e Firenze». L’italiano l’ha imparato grazie a un’insegnante e a tutti i turisti che ha accompagnato in giro per la penisola dello Yucatan. Quella, per intenderci, dove si trovano le famigerate rovine Maya, imponenti architetture che custodiscono gelosamente il segreto della fine del mondo, ormai così drammaticamente vicina.

Ek Balam, Uxmal, Chichén Itzá, sono i siti archeologici maggiormente presi d’assalto nell’ultimo anno dai turisti: fiumi di persone si accalcano sotto un sole cocente per ammirare le rovine di una cultura antichissima, risalente al 1000 a.C. Russi, spagnoli, inglesi e soprattutto italiani, incuriositi girano tra le piramidi e chiedono insistentemente lumi sul calendario Maya: «Ma è vero che il 21 dicembre ci sarà la fine del mondo? E dove sta scritto?». Raul sorride, chissà quante volte gli hanno già fatto questa domanda: «Mi spiace deludervi, muchachos, ma i Maya non hanno previsto nessuna fine del mondo. E’ vero, il loro calendario termina il 21 dicembre 2012, ma questa data indica solo la fine di un ciclo temporale, nient’altro».

Come nient’altro? E tutte le storie sulla fine del mondo? E il film 2012, super produzione hollywoodiana ipercatastrofista? E tutte le puntate di Voyager in diretta dalle piramidi? E i libri dai titoli inquietanti? Raul guarda i suoi attoniti turisti italiani e capisce che forse è meglio lasciargli un po’ d’illusione. «Ci sono tanti misteri ancora su questo popolo e su questa data. Non si avrà la fine del mondo, ma magari forse un cambiamento nel nostro modo di vivere. Probabilmente l’uomo capirà che è necessario recuperare il suo rapporto con la natura e tenterà di farlo». Poco convinta la comitiva italiana si allontana dall’enorme campo di pelota dove riposano le iguane e si rimette in viaggio sul pullman, direzione nuove rovine.

Raul li ascolta interrogarsi sul 21 dicembre e decide di gettare la maschera: «Ok, muchachos, la verità è questa: nessuno qui in Messico crede che il mondo finirà il 21 dicembre, ma cavalchiamo volentieri questa leggenda diffusa da giornali e televisioni. Non abbiamo mai avuto tanti turisti come in quest’ultimo anno, specialmente dall’Italia, e pare che l’anno prossimo saremo ancora ai primi posti nella classifica dei paesi più visitati. Per noi queste rovine sono come Roma, hanno arricchito la nostra penisola e creato migliaia di posti di lavoro. Siamo increduli e felici». Un po’ incredula è anche la comitiva di turisti. Gli scettici fanno cenni con la testa del tipo “Ve l’avevo detto”, gli altri sono un po’ perplessi. Si, ma non delusi. Chichén Itzá non sarà certo come Roma ma il suo fascino e il suo mistero sono indiscutibili e sarà meglio che non arrivi davvero la fine del mondo, altrimenti non saranno molti gli italiani che potranno permettersi di visitarla prima della fine dell’anno.

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