I marò italiani vanno in carcere. «L’India agisce nell’assoluta illegalità»

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò accusati di avere ucciso due pescatori in acque internazionali vicino alle coste dell'India, secondo il giudice del Kerala dovranno andare in carcere. Leanza, giurista: «La nave batteva bandiera italiana, i membri delle forze armate sono organi dello Stato. L'India agisce in modo illegale».

«Tutto il procedimento in India si sta svolgendo sulla base della più assoluta illegalità», afferma il giurista Umberto Leanza, commentando la vicenda dei marò italiani detenuti in India per il presunto omicidio di due pescatori, in un’intervista al Messaggero. Le ragioni per cui la giurisdizione sul caso sarebbe italiana, secondo Leanza, attengono al fatto che «l’evento si è determinato in alto mare e la nave batteva bandiera italiana». Inoltre, «le persone coinvolte sono membri delle nostre forze armate – aggiunge il giurista – e dunque organi dello Stato italiano. È chiaro che gli indiani stanno operando nell’assoluta illegalità». «Sinceramente non riesco a capire il modo di pensare di questa gente», continua. «Aspettiamo che si concluda la vicenda in India dopo di che, se si concludesse come non deve concludersi, apriremo una controversia davanti agli organi internazionali» ovvero la Corte internazionale di giustizia, il tribunale internazionale del mare ed «eventualmente un arbitrato».

Nonostante questo, i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno trasferiti in un carcere di Kollam. Lo ha deciso il giudice indiano che ha convertito il fermo di polizia in 14 giorni di fermo giudiziario per i due fucilieri. Secondo quanto riportato dal Times of India, il Chief Minister del Kerala, Oommen Chandy, ha dichiarato: «Nei confronti dei soldati italiani non verrà mostrata alcuna indulgenza» perché vi sono «prove incontrovertibili». Non andranno però in carcere con i detenuti comuni ma potranno vivere in una casa a parte, anche se all’interno del penitenziario. Questa soluzione provvisoria «ha salvato la loro dignità di militari» e «ci permette di lavorare ora per identificare nei prossimi giorni un altro luogo all’esterno che sia sicuro» ha detto il sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan de Mistura.

«La pressione da noi esercitata – ha aggiunto – è stata enorme ed il risultato ottenuto il migliore possibile date le circostanze. Abbiamo ottenuto per loro una casetta separata all’interno del penitenziario, ma senza contatti con i detenuti comuni, il mantenimento della divisa, la possibilità di mangiare cibo italiano ed anche più visite». E durante l’orario delle visite, ha sottolineato, «i marò avranno anche a disposizione un telefono». Ma lo sforzo per far applicare il punto 6 della decisione di ieri del magistrato di Kollam, che lasciava intravvedere per i due militari una sistemazione diversa da quella del carcere comune, continuerà nei prossimi giorni e secondo alcune fonti sarà più agevole dopo il voto previsto in Kerala il 17 marzo.

«Lavoriamo in contatto con il capo della polizia e con il responsabile del carcere – ha proseguito De Mistura – per identificare un luogo all’esterno sicuro, come lo è anche questo». L’ostacolo maggiore, si è infine appreso, è che qualunque edificio dovesse essere scelto, dovrebbe ricevere la figura giuridica di “carcere” e questo richiede l’espletamento di alcune attività amministrative che possono richiedere tempo.

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