Hong Kong, la resa di Occupy Central. Anche il cardinale Zen si consegna. «Un governo senza cuore»

Assieme ai tre leader della protesta, il cardinale si consegna alle autorità. I tre subito rilasciati. «È troppo pericoloso e la polizia è fuori controllo»

C’era anche il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, 82 anni (a sinistra nella foto), con i tre leader di Occupy Central che oggi si sono consegnati e sono stati rilasciati dalla polizia. Il cardinale, che dal principio si è mostrato assai attento alle proteste della popolazione di Hong Kong contro la Cina per una vera democrazia nel paese (qui l’intervista a tempi.it), si è dunque consegnato volontariamente assieme a tre leader Benny Tai, Chan Kin-man e Chu Yiu-min.

DENUNCIA SILENZIOSA. Dopo due mesi di proteste, i tre leader hanno chiesto agli studenti di ritirarsi dalle strade e di arrendersi. Domenica ci sono stati violenti scontri con la polizia e i manifestanti e ci sono state decine di feriti e arresti. «È troppo pericoloso e la polizia è fuori controllo», hanno detto i tre. «Arrendersi non è un fallimento, ma una denuncia silenziosa di un governo senza cuore». I leader del movimento temono che la protesta possa sconfinare nella violenza e, per questo, hanno invitato i giovani a proseguire il proprio impegno secondo nuove modalità, «mettendo radici profonde nella comunità». L’ammissione di una sconfitta, dunque, visto che l’obiettivo – un reale suffragio universale per le elezioni del 2017 – non è stato raggiunto. La Cina, infatti, ha mantenuto potere di veto sulle candidature. Come ci ha detto Zen nell’intervista: «E allora a cosa serve il voto? A niente».

SCIOPERO DELLA FAME. Benny Tai si è detto convinto che non tutto è stato inutile perché un seme è stato gettato nelle coscienze di molti. Ma questa strategia non è condivisa da una frangia degli studenti, capeggiati da Joshua Wong che vuole continuare a sfidare Pechino. Per questo è stato indetto uno sciopero della fame ed è stato ribadito l’intento di scendere per le strade finché la Cina non concederà maggiore democrazia all’ex colonia britannica.

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