Il conflitto tra gli eserciti e quello delle parole nella guerra in Ucraina

«La paura che proviamo è il lascito delle emergenze che stiamo vivendo». La militarizzazione del dibattito e il timore delle opinioni dissonanti. «Non bisogna avere paura delle corbellerie», dice Michele Ainis


«La libertà di parola è il mattone su cui poggia l’edificio democratico», ha scritto qualche giorno fa Michele Ainis su Repubblica, addentrandosi in un territorio dal quale negli ultimi tempi in molti sono tornati malconci. «Fino a che punto è lecito comprimere le opinioni dissonanti in nome della difesa collettiva?», si chiedeva il costituzionalista parlando della «guerra delle parole» che in mancanza di quella militare (per fortuna) «si combatte pure sotto i nostri cieli».

La censura russa
Ogni giorno dalla guerra arrivano anche notizie non verificate, immagini senza contesto usate dalla propaganda russa o ucraina, casi controversi su cui tutti si affrettano immediatamente a dire la loro, anche se soltanto il tempo permette di capire qualcosa (il bombardamento del teatro di Mariupol, con il balletto sul numero dei morti civili, è già un caso di scuola). In Russia la censura ha iniziato a mordere da subito: tv e giornali indipendenti vengono chiusi, i social network oscura...

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