Governo forte sì, ma anche autonomie. Una via italiana al presidenzialismo c’è

Le riflessioni sulla forma istituzionale si polarizzano in genere attorno a due nuclei: governabilità da un lato, rappresentatività dall’altro. Perché invece non cercare un equilibrio?

Ondate cicliche riportano in auge il dibattito sulla forma istituzionale della Repubblica italiana. Sin dai lavori in Assemblea costituente il tema era vivo. La giustificata paura dell’uomo solo al comando allontanò ogni ipotesi di governo forte o di presidenzialismo. Alla fine degli anni Settanta, l’onda tornò a salire. Professori come Miglio e Sartori, piccole frange della Democrazia cristiana e partiti organizzati come il Partito socialista di Bettino Craxi e il Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante sostenevano la necessità di una maggiore governabilità attraverso l’elezione diretta e il rafforzamento del ruolo del presidente della Repubblica. E oggi, dopo i tentativi della Bicamerale D’Alema e di Berlusconi negli anni Novanta, il vento delle elezioni causa un nuovo moto ondoso.

I modelli di riferimento a cui guardano i presidenzialisti italiani in questa campagna settembrina sono, da un lato, la Francia – di cui le proposte ...

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