La Germania, a rischio recessione, si dimentica del dogma dell’austerità

Le esportazioni continuano a calare, il governo ha rivisto al ribasso la crescita del Pil e pianifica gli stessi interventi espansivi negati alla Grecia. Pessime notizie per l'Italia

La Germania è «a rischio recessione» e si tratta di una pessima notizia sia per l’Unione Europea che per l’Italia. Lo scrive la Stampa, diffondendo gli ultimi dati preoccupanti sull’economia più forte d’Europa. Secondo l’Istat tedesco, l’Ufficio federale di statistica Destatis, a novembre le esportazioni sono calate dello 0,4 per cento rispetto a ottobre, mentre il surplus commerciale è calato da 23,8 a 20,5 miliardi di euro in un anno. Commentando i dati e annunciando l’inevitabile flessione, il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha dichiarato sabato: «L’epoca delle vacche grasse è finita».

RALLENTA IL SETTORE AUTOMOTIVE

Il governo ha dovuto abbassare le sue previsioni di crescita del Pil nel 2019 all’1,5 per cento, al di sotto della media europea fissata all’1,7 per cento, mentre l’Istituto economico Ifo di Monaco prevede una crescita appena dell’1,1. Scrive il quotidiano torinese:

«Dopo nove anni ininterrotti di forte crescita economica, la locomotiva economica europea sta registrando una brusca frenata. A far tremare il Made in Germany è soprattutto l’improvviso crollo degli utili e degli ordini delle principali case automobilistiche del paese. Audi, Mercedes Benz, Bmw o il gruppo Volkswagen sono alle prese con una diminuzione delle vendite in alcuni mercati chiave come quello cinese e asiatici tra il 20 e il 40%. E se un settore chiave come quello automobilistico – dal quale in Germania dipendono 800 mila posti di lavoro e ben il 60% della crescita del Pil nazionale – inizia a tossire, il rischio di contagio per il resto delle industrie tedesche è molto alto».

NIENTE AUSTERITÀ PER BERLINO

Per correre ai ripari il governo tedesco, rivela lo Spiegel, prevede di approvare «ingenti» stimoli tra i 17 e i 35 miliardi attraverso investimenti pubblici nelle infrastrutture. Sono già stati approvati anche sgravi fiscali per cittadini e imprese da 15 miliardi. «Ironia della sorte», commenta il quotidiano torinese, «si tratta proprio delle misure negate finora da Berlino a paesi in crisi come la Grecia o la stessa Italia in nome del sacro dogma della disciplina di bilancio e del rigore finanziario. Ma questa volta a rischiare la crisi è la Germania stessa e per Berlino i dogmi di ieri non hanno più il peso di un tempo».

EXPORT ITALIANO A RISCHIO

Le difficoltà tedesche non sono una buona notizia per l’Italia. Andrea Montanino, economista di Confindustria, spiega infatti che la Germania è il primo partner commerciale dell’Italia: nel 2017 abbiamo venduto ai tedeschi 56 miliardi di euro di merci, il 12,6 per cento del nostro export. «Un rallentamento dell’economia tedesca si ripercuote immediatamente in un rallentamento del nostro export», spiega. Per Intesa Sanpaolo invece «è ancora presto per lanciare l’allarme», ma se il rallentamento tedesco fosse confermato da altri dati «l’impatto sulla situazione economica italiana sarebbe devastante».

Foto Ansa

Exit mobile version