Gemelli siamesi separati a Dallas. La madre: «Volevo abortire, poi un medico mi ha detto che c’era speranza»

L'operazione è andata bene, ora bisogna attendere la reazione di Owen e Emmett nella fase post-operatoria. La madre Jenni: «Ho vissuto questa situazione proprio come un segno di Dio»

È molto raro che due gemelli nascano siamesi, cioè attaccati per una parte del corpo: succede una volta ogni 200 mila nascite. L’americana Jenni Ezell non poteva credere che potesse capitare proprio a lei. «L’intera gravidanza è stata spaventosa, non potevo sapere se ce l’avrebbero fatta, se ci sarebbero state complicazioni», ha raccontato la donna dall’ospedale di Dallas, dove è avvenuta la complessa operazione di separazione dei due gemelli siamesi.

NOVE ORE DI INTERVENTO. Owen e Emmett Ezell sono nati uniti dallo sterno all’ombelico lo scorso 15 luglio. Per dividerli è stata necessaria un’operazione chirurgica della durata di nove ore, molto complessa perché i due bambini condividevano una parte del fegato, un importante vaso sanguigno e parte dello stomaco. La neonatologa che ha seguito il caso, Clair Schwenueman, ha dichiarato che hanno potuto fare analisi dettagliate solo una volta che i due gemelli sono venuti alla luce. È servita un’intera squadra di chirurghi per dare nuova vita ai due bambini e ora bisogna attendere la reazione dei gemelli nella fase post-operatoria.

«PENSAVO DI ABORTIRE». La famiglia ha scoperto che i loro figli erano siamesi solo alla 17esima settimana di gestazione, durante una qualsiasi ecografia. Il ginecologo che seguiva Jenni e suo marito Dave aveva detto loro che c’erano poche speranze per la sopravvivenza dei bambini. «Pensavamo che non ci fosse nessuna possibilità di vederli crescere, che non ce l’avrebbero fatta. Così abbiamo deciso che sarebbe stato meglio abortire ed è stata la scelta più difficile che una madre possa fare», ammette Jenni in lacrime. Le cose poi sono andate diversamente.

UN MEDICO. La donna è stata mandata al Medical City Hospital per un consulto sulla cicatrice di due parti cesarei di precedenti gravidanze, perché il medico aveva paura che l’epidermide troppo sottile in quel punto si potesse rompere durante l’aborto. Ed è lì che un medico ha dato ai genitori una piccola speranza: se operati, i bambini potrebbero farcela. E così è stato. «Non riuscivo a contenere la mia gioia – spiega Jenni -, mi ero fidata del parere del primo medico, senza cercarne un secondo. Ho vissuto questa situazione proprio come un segno di Dio».

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