Frattini: «Dire che il Pil non si aumenta per legge non basta» – Rassegna stampa/1

Il ministro degli Esteri Franco Frattini lancia una proposta per intervenire sull'economia: «Dobbiamo aprire un grande tavolo nazionale di confronto con tutti i sindacati, gli imprenditori e anche le opposizioni, in un clima di coesione nazionale»

Ieri le Borse hanno di nuovo fatto spaventare l’Italia, nonostante Piazza Affari abbia chiuso in positivo, unica in Europa insieme a Londra. A metà giornata, il divario tra Btp decennale e Bund tedesco era arrivato a un picco di 337 punti, poi è sceso a quota 319 e questo ha aiutato la ripresa. Dopo l’appello di due giorni fa delle parti sociali, per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto una svolta ai politici perché in ballo c’è la «sopravvivenza» del paese.

“«E’ arrivato il momento di prendere molto sul serio il documento delle parti sociali e l’appello di Napolitano alla classe politica: dobbiamo aprire un grande tavolo nazionale di confronto con tutti i sindacati, gli imprenditori e anche le opposizioni, in un clima di coesione nazionale simile a quello che ha portato all’approvazione rapida della manovra»” (Repubblica, p. 2) dice il ministro degli Esteri, Franco Frattini.

“Cosa significa dar vita a un tavolo nazionale con le opposizioni e le parti sociali? «Vuol dire aprire un’analisi importante sul paese e sulle condizioni per rilanciare l’economia e la crescita, a partire dal documento presentato dai protagonisti del lavoro e delle imprese. La mia proposta è quella di lanciare delle Assisi nazionali sull’economia per valutare quello che si può fare. Il governo non può trincerarsi, come ha fatto Tremonti, sull’evidenza che il Pil non si aumenta per legge»” (Repubblica, p. 2).

“Non pensa che a danneggiare l’Italia, a renderla più esposta alla speculazione, concorra anche un premier così indebolito? «L’instabilità del quadro politico è una delle ragioni per le quali veniamo attaccati. L’Italia è un paese dove ogni giorno si fa il toto-primo ministro, nonostante in Parlamento ci sia una maggioranza. Governo Maroni, governo Tremonti, governo Monti, questo balletto di nomi è quello che davvero danneggia il paese»” (Repubblica, p. 2).

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