La crisi tra Francia e Algeria l’ha provocata Macron

Ora il presidente francese invoca la distensione, ma è lui che ha rotto i rapporti, irritato dall'ostilità del paese africano per la presenza della Francia in Africa e per il deteriorarsi dei rapporti commerciali

Il presidente francese Emmanuel Macron durante una visita ad Algeri del 2017 (foto Ansa)

Adesso Emmanuel Macron fa l’agnellino, auspica la distensione dei rapporti e manifesta il suo più grande rispetto per il popolo algerino, ma la crisi con l’Algeria l’ha provocata lui: prima dimezzando il numero di visti d’ingresso annuali concessi ai richiedenti di quel paese; quindi accusando il «sistema politico-militare che si è costruito sulla rendita della memoria» rappresentata dalla guerra di indipendenza dalla Francia (1954-1962), che ostacolerebbe i progetti di cooperazione franco-algerina del presidente Abdelmajid Tebboune promuovendo «un discorso che, bisogna dirlo, si fonda sull’odio per la Francia»; infine lanciando di fronte a giovani francesi di origine algerina e con doppia cittadinanza la domanda retorica: «Esisteva una nazione algerina prima della colonizzazione francese?».

È Macron che ha cambiato la sua linea

Le reazioni non potevano mancare, e non soltanto sotto forma di dichiarazioni indignate di politici e portavoce ministeriali algerini: l’Algeria ha ritirato l’autorizzazione al sorvolo del suo spazio aereo ai voli militari francesi destinati a rifornire le truppe dell’Operazione Barkhane in Mali (permesso che era stato concesso dal vecchio presidente Bouteflika), ha richiamato il suo ambasciatore e ha convocato l’ambasciatore francese.

Si tratta dunque di capire perché Macron, che durante la campagna presidenziale del 2017 aveva definito la colonizzazione francese dell’Algeria «un crimine contro l’umanità», che aveva deliberato la restituzione dei crani degli insorti algerini conservati al museo etnografico di Parigi, che poi aveva commissionato allo storico Benjamin Stora un rapporto funzionale alla riconciliazione delle memorie fra Francia ed Algeria, che infine nel marzo scorso ha riconosciuto per la prima volta ufficialmente il ruolo dell’esercito francese nell’uccisione di esponenti dell’indipendentismo algerino come Maurice Audin e Ali Boumendjel, abbia deciso di cambiare linea.

Le frizioni con l’Algeria

Le ragioni sono varie. La stretta sui visti, decisa alla fine di settembre, si spiega anche con l’indisponibilità di Algeri a collaborare al rimpatrio di clandestini che la Francia ha deciso di espellere, nonostante numerose sollecitazioni. Prima c’erano stati una serie di atti ostili da parte dell’Algeria. In aprile Algeri aveva annullato all’ultimo momento un summit col governo francese giudicando non sufficientemente autorevole la delegazione guidata dal primo ministro Jean Castex che si sarebbe recata in Algeria. Nel corso dell’estate le autorità algerine non hanno rinnovato i contratti che affidavano a imprese francesi come Ratp e Suez la gestione rispettivamente della metropolitana e della distribuzione dell’acqua ad Algeri; infine il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra si sarebbe mostrato molto duro nel suo colloquio col ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian in margine all’Assemblea generale dell’Onu a New York il 22 settembre scorso.

Secondo il quotidiano algerino El Khabar, «Lamamra ha preteso che la Francia consegni all’Algeria i capi del Mak (il movimento secessionista della regione algerina della Cabilia il cui leader, Ferhat Mehenni, vive in Francia – ndt). Ha anche chiesto che Parigi cessi di attizzare le discordie nel Sahel e resti neutrale sul dossier algerino-marocchino (nel corso dell’estate l’Algeria ha rotto le relazioni diplomatiche col Marocco – ndt)». Inoltre l’Algeria sospetta il governo e il capo dello Stato francese di simpatie per Hirak, il movimento di protesta popolare che nel corso del 2019-20 ha messo in difficoltà il regime, e ha conosciuto un breve ritorno di fiamma nei primi mesi del 2021.

L’ostilità antifrancese

Macron ha collocato questi atti di Algeri, interpretabili come provocazioni, in un contesto più ampio di ostilità alla presenza della Francia in Africa che vedrebbe allineate Algeria, Turchia, Russia e Cina. Negli anni della sua presidenza la Francia non ha vinto nessun grande appalto, non ha firmato nessun grande contratto con Algeri, anzi ha visto ridurre la sua quota del mercato algerino delle importazioni a vantaggio di Cina, Spagna e Italia; calcolata su un ventennio, la quota francese del mercato algerino si è dimezzata dal 20 al 10 per cento. Mentre non cessa di criticare la Francia per la sua politica in Mali, contrapponendo gli accordi da lei mediati fra ribelli e governo maliani nel 2015 all’interventismo francese, l’Algeria non batte ciglio sulle intenzioni del governo militare maliano di richiedere i servigi del gruppo militare privato Wagner, organico agli interessi geopolitici della Russia e già presente anche in Centrafrica, ex colonia della Francia e in passato sede di un’importante base militare francese.

Le relazioni russo-algerine risalgono ai tempi della guerra di indipendenza dalla Francia, quando l’Unione Sovietica appoggiava gli indipendentisti del Fronte nazionale di liberazione (Fnl). I rapporti sono continuati anche dopo lo scioglimento dell’Urss: fra il 1991 e il 2016 l’Algeria ha acquistato armamenti russi per un valore di oltre 10 miliardi di dollari; oggi sono di fabbricazione russa carri armati, aerei, navi e sottomarini delle forze armate algerine.

Macron pensa alle elezioni

Alle motivazioni geopolitiche delle provocazioni antialgerine di Macron si unirebbero poi quelle elettorali: in vista delle presidenziali della primavera del 2022 il capo di Stato uscente non intende lasciare argomenti riferibili all’orgoglio nazionale ferito dall’intransigenza algerina ai candidati alla sua destra. A partire da De Gaulle, nessun presidente francese aveva mai osato esprimere perplessità sull’identità nazionale algerina. Se lo avesse fatto un politico di destra o Marine Le Pen, sui giornali e le tivù si sarebbe scatenato l’inferno. Invece l’ha fatto Macron, e allora il progressista Le Monde (che per primo ha riferito le dichiarazioni esplosive del presidente) si limita a titolare il suo editoriale: “Francia-Algeria: l’ora delle verità”.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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