Formigoni. Lo stato di diritto vale solo in senso contrario?

Nota congiunta dell'ex presidente lombardo e del suo avvocato dopo le polemiche per il ripristino del vitalizio

Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso da Roberto Formigoni e il suo avvocato Domenico Menorello in seguito alle polemiche sollevate dopo il ripristino della pensione all’ex presidente della Regione Lombardia. La commissione contenziosa del Senato, presieduta da Giacomo Caliendo (Fi), ha infatti stabilito il diritto al vitalizio per Formigoni, dopo che questi aveva fatto ricorso contro la sospensione a seguito della condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione.

Lo stato di diritto vale solo in senso contrario?

«Dopo la lettura del dispositivo della Commissione Contenziosa, organo a tutti gli effetti giurisdizionale, molti commenti non possono rimanere senza un puntuale riscontro – dichiarano in una nota congiunta il Sen. Roberto Formigoni e, per il collegio dei suoi difensori (Menorello, Gava, Scuttari), l’avv. Domenico Menorello -. In particolare, si deve chiedere a quei parlamentari, a quegli intellettuali e a quei commentatori che tanto si stracciano le vesti di fronte a una sentenza, se ritengano che lo stato di diritto sia ancora il baluardo contro gli abusi di qualsiasi potere a protezione della singola persona o se per qualcuno possa invece essere ripristinata una forma di condanna a morire di stenti».

«L’originario testo del Codice penale, come voluto dal ministro fascista Alfredo Rocco – osservano il Sen. Formigoni e l’Avv. Menorello – disponeva la revoca dell’intera pensione in caso di condanne con l’interdizione dai pubblici uffici. Ebbene: è del 1966 (!) la sentenza (n. 3) della Corte costituzionale con cui è stata accertata l’illegittimità costituzionale di tale norma, perché i trattamenti previdenziali sono funzionali alla possibilità stessa di condurre una vita dignitosa. Eppure, nel 2015, con delibera n. 57, l’Ufficio di Presidenza del Senato, presieduto dal Sen. Pietro Grasso, aveva ugualmente approvato un regolamento, di chiara matrice giustizialista, per disporre la revoca integrale dei vitalizi nel caso di condanne penali. Con ciò praticamente ripristinando la norma dell’epoca fascista del Codice Rocco. Tale regolamento era stato applicato nel 2019 al Sen. Formigoni, che – avendo dedicato tutta la propria esistenza alle funzioni pubbliche svolte e non avendo perciò altro reddito che quelli derivanti dagli incarichi ricoperti – era rimasto senza alcun provento. Per questo, con ricorso giurisdizionale proposto nel 2019 era stato evidenziato al Giudice competente il contrasto di tali decisioni con le statuizioni della Consulta e con la normativa attualmente vigente in materia pensionistica».

«La Commissione contenziosa – proseguono – ha ristabilito la necessità che nessuno sia privato di un reddito previdenziale essenziale per vivere. Come previsto per tutti i cittadini».

«Questa sentenza della Commissione contenziosa – si domandano il Sen. Formigoni con l’avv. Menorello rivolgendosi ai “troppi” commentatori che gridano a non-si-sa-quale scandalo – non ha almeno lo stesso valore della sentenza penale alla quale da ormai due anni si sottopone l’ex presidente della Regione?».

O le sentenze si devono rispettare solo se sono di condanna? «Si tratta di invettive forcaiole, rivoltemi contro in questi anni, conclude il Sen. Formigoni, benché fossi rimasto praticamente senza alcuna fonte reddituale a causa di provvedimenti a tal punto giustizialisti da aver completamente trascurato superiori beni quali quello della vita stessa, beni che rimangono, però, prioritari per il nostro Stato di diritto. E per chi ancora non lo vuole del tutto cancellare».

Foto Ansa

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