Formigoni: «Bene il ritorno a Forza Italia, ma si rilanci la sussidiarietà. No a un partito con Berlusconi al vertice e nessuno in mezzo»

L'ex governatore lombardo spiega che il nuovo soggetto deve rimanere ancorato ai valori del Ppe. Auspica un ritorno alla politica sul territorio e incalza il governo Letta a procedere sulle riforme

Roberto Formigoni, intervistato oggi sul Corriere della Sera, parla del ritorno di Forza Italia dicendo di essere entusiasta del progetto. «Benissimo il ritorno al nome originario, benissimo un partito presidenziale che veda al vertice, senza mediazioni, Silvio Berlusconi», ma, spiega l’ex governatore lombardo oggi senatore, «bisogna riflettere sull’identità e sulla natura del partito. Sono due punti irrinunciabili».

IDENTITA’ E SUSSIDIARIETA’. Secondo Formigoni il punto centrale della discussione è la natura del nuovo-vecchio soggetto: «L’identità di Forza Italia era e deve rimanere un partito che aderisce al Partito popolare europeo, capace di fare sintesi tra le culture democratiche italiane, quella laica, quella liberale, quella riformista e quella cattolica». I punti di riferimento devono rimanere «l’irrinunciabilità della persona, la difesa della famiglia, la libertà educativa, la sussidiarietà e la difesa della concezione cristiana della persona. Non deve essere un partito confessionale, ma un punto di incontro tra cultura laica e cattolica».
Il rincrescimento del senatore è che, nel passaggio al Pdl, l’identità del partito si è un po’ persa. Si è messa fra parentesi la sussidiarietà, che «è rimasta nell’orizzonte ideale ma non si è trasformata in battaglia politica», mentre, poiché «la sussidiarietà non è solo un valore cristiano, ma un concetto liberale», essa andrebbe ripresa, valorizzata, usata come stella polare del nuovo corso. «Basta andare nei paesi anglofoni per vedere come trattano la pluralità delle scelte educative», dice Formigoni che dedica una battuta anche alla famiglia: «Un conto sono i diritti delle persone, ma il sostegno alla famiglia non può essere che a quella formata da uomo e donna».

TERRITORIO E CLASSE DIRIGENTE. Dopo aver parlato dei valori, Formigoni discute della natura del soggetto politico. «Non mi interessa il dibattito stantio tra partito leggero o pesante», dice. «Sia Fi sia il Pdl sono stati formazioni competitive a livello nazionale con la leadership di Berlusconi. Invece a livello locale, basta guardare le ultime amministrative, questa competitività non c’è stata. E qual è la giustificazione che si tira fuori? Che Berlusconi non correva. Ma questa non è una scusa, è un’aggravante! Dobbiamo radicare il partito sul territorio, bisogna andare dagli elettori, incontrarli non una volta ogni cinque anni, sentire le loro lamentele e le loro proteste. Non bastano le tv e i social network».
Guai, aggiunge, chi si accontenta di una formazione in cui ci sia «Berlusconi al vertice e nessuno in mezzo. Noi dobbiamo avere una classe dirigente capillare non solo regione per regione, ma comune per comune. Il Porcellum, tra le altre cose, ha permesso questo sonno di troppi dei nostri eletti, ha indebolito il legame con il territorio, ha rotto e indebolito i meccanismi di individuazione della classe dirigente».

IL SOSTEGNO A LETTA. Infine una considerazione sul governo presieduto da Enrico Letta che, ricorda Formigoni, ha visto più volte berlusconi ribadire il proprio sostegno: «Non c’è nessuno che vuole abbattere il governo. Finora ha fatto dei buoni provvedimenti che però non rappresentano ancora uno choc e una rottura definitiva con il passato. Ce n’è bisogno visto il gravissimo momento di crisi che stiamo attraversando».

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