Fondo Tempi d’In-Presa. Investi in una buona azione. Guarda il video

La Società di gestione del risparmio Rmj rinuncia alle commissioni di gestione e devolve annualmente il corrispettivo alla società cooperativa Tempi e alla Fondazione Emilia Vergani di Carate Brianza. Quello che Rmj fa oggi col Fondo Tempi d’In-Presa è un’assoluta novità. «Un buon investimento può anche essere un investimento buono»

«Un buon investimento può anche essere un investimento buono». Non sarà ancora la più grande Società di gestione del risparmio d’Italia, ma lo slogan di presentazione l’ha azzeccato alla grande, bagnando il naso a quindici anni di finanza etica promossa anche da grandi gruppi finanziari come Sanpaolo, Banca Sella, Bnl, Banca Intesa, ecc. Rmj, società di gestione del risparmio per azioni (Sgr) con ufficio a Milano e proprietà a Treviso, si presenta con un profilo originale e volitivo dentro a un’arena già affollata di concorrenti. Ne verrà un vantaggio a due realtà no profit come il settimanale Tempi e la Fondazione Emilia Vergani, perché la società ha lanciato sul mercato finanziario il Fondo Tempi d’In-Presa, un fondo comune d’investimento che devolverà l’1,50 per cento del suo patrimonio su base annua al giornale diretto da Luigi Amicone e all’opera educativa e formativa per adolescenti in difficoltà con sede a Carate Brianza, metà e metà. «Le finalità di tipo solidaristico rappresentano uno degli obiettivi recepiti come intimamente connessi alla vocazione di Rmj verso l’impegno sociale», si legge nella presentazione della Sgr. L’istituzione del fondo mira a tradurre la dichiarazione in realtà.

Che esistano modi più moderni ed efficaci della beneficenza e della semplice donazione per aiutare chi è nel bisogno, perseguire obiettivi di sviluppo sociale e sostenere imprese no profit mosse da motivazioni ideali, gli italiani lo sanno almeno dal 1995, quando la società finanziaria Azimut lanciò il primo fondo etico del mercato italiano: Azimut Solidality. Chi investiva in quello strumento si impegnava a versare a una delle 8 organizzazioni convenzionate con l’iniziativa (tutte Ong e associazioni no profit) lo 0,24 per cento del patrimonio in gestione. Sono seguite tante altre iniziative. Una delle più note è il fondo etico Bnl per Telethon (Bnl gestioni), che oltre a selezionare eticamente gli investimenti destinava il 50 per cento delle commissioni di gestione alla fondazione Telethon, che si occupa di raccogliere fondi per la ricerca sulle malattie genetiche. Ma quello che Rmj fa oggi col Fondo Tempi d’In-Presa è un’assoluta novità: la Sgr milanese-trevigiana rinuncia completamente alle commissioni di gestione, che rappresentano il guadagno “fisso” delle società di gestione del risparmio, e devolve annualmente alla società cooperativa Tempi e alla Fondazione Emilia Vergani una quota del patrimonio grosso modo equivalente ad essa.

«Ma allora cosa ci guadagnano ad amministrare il fondo?», si chiederà chi nutre scetticismo riguardo alle motivazioni di chi opera nel mondo della finanza. «Il vantaggio nostro in termini di profitti dipende dall’eventuale commissione di performance, ovvero dalla commissione di risultato, chiamatela come preferite», spiega Mario Perissinotto, amministratore delegato di Rmj. È un ingegnere gestionale con consolidata esperienza in consulenza corporate e operazioni di private equity. «Se il fondo avrà successo sia come quantità di sottoscrizioni che come oculatezza degli investimenti, avremo il nostro guadagno». Il profilo degli investimenti è già fissato per regolamento: un 50 per cento di strumenti obbligazionari (come titoli di Stato, e così via), un 30 per cento al massimo in azioni di Borsa e un 20 per cento al massimo in materie prime. Il regolamento non definisce rigidamente la natura degli investimenti, ma Perissinotto assicura: «Non investiremo certo in settori incompatibili coi valori delle due realtà no profit a cui saranno devolute risorse».

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