Fisco, Google in Francia apre le porte a un compromesso

Il colosso di Mountain view accetta la possibilità di nominare uno sherpa che possa avviare le trattative con il governo su diritti d'autore e il regime di tassazione

Piccolo passo avanti della Francia verso la tregua fiscale con Google. Il motore di ricerca che ha sede a Mountain View, California, nel cuore della Silicon Valley, ha dato la sua disponibilità a nominare entro fine anno un intermediario per giungere ad un accordo con gli editori transalpini sul diritto d’autore (e i relativi proventi) connesso all’indicizzazione su Google News dei contenuti editoriali da questi prodotti. Secondo gli editori francesi, infatti, sono i contenuti da loro realizzati a veicolare maggiori traffico ed utenti su Google News, con relativi influssi positivi sulla raccolta pubblicitaria del browser. Mentre per il colosso Usa guidato da Larry Page è il contrario: è Google News a portare maggiore traffico sui siti di informazione, e quindi maggiori ricavi da spot.

IL BRACCIO DI FERRO. Se è vero che, per quanto concerne la eventuale nomina di un mediatore tra le parti, Alexandra Laferrière, responsabile relazioni istituzionali di Google France, ha confermato a Le Monde che «noi siamo favorevoli a chiunque potrebbe aiutare il dialogo tra noi e gli editori», ciò non significa che le divergenze tra motore di ricerca ed editori saranno risolte molto facilmente e  a breve. Ieri, infatti, in un’intervista rilasciata al New York Times, Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google, ha ribadito con forza la contrarietà della società a una “tassa anti Google”, soluzione quest’ultima caldeggiata dal governo francese. «Siamo contrari – ha spiegato Schmidt – alla creazione di una tassa simile: sarebbe nefasta per gli internauti e per gli stessi editori, a cui noi apportiamo traffico e ricavi». Ma a non pensarla in questo modo non sono solo gli editori francesi, bensì anche quelli italiani e tedeschi, con cui i “galletti” avevano già fatto fronte comune a Roma sotto l’egida della Fieg, e anche quelli brasiliani.

LE RICHIESTE DI PARIGI. Non ci sono solo i diritti d’autore al centro degli interessi francesi. Oltre all’utilizzo su Google News dei contenuti presi gratuitamente “in prestito” dalla stampa cartacea e digitale, a tenere banco in questi giorni c’è anche il pagamento delle tasse da parte del motore di ricerca che, ad oggi, in Francia, versa poco più di 5 milioni di euro, a fronte di ricavi stimati per 1,4 miliardi. Noccioline, insomma, paragonate al volume d’affari del colosso di Mountain View. Google, infatti, vale la pena ricordarlo, ha una sede operativa in Irlanda che le consente di versare le tasse pagando un’aliquota fiscale pari al 3,2 per cento sui profitti fuori dagli Stati Uniti. E proprio le pratiche di ingegneria fiscale della multinazionale sono finite nel mirino anche di Gran Bretagna e Germania, in occasione del G20 di Città del Messico appena conclusosi. In questa occasione i ministri delle finanze tedesco, francese e inglese hanno dimostrato la loro volontà di fare fronte comune contro le pratiche elusive del fisco messe in atte da Google. Ma lo scontro è appena iniziato.

@rigaz1

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